Lavoro, festivo

Oggi ho lavorato, ed è stata una giornata pesante, più del solito. Sia fisicamente che di stress. (Secondo mio fratello sono fortunata ché me lo pagano doppio).

Un po’ mi ha tenuta lontana dal pensiero di mia suocera: “finirà!”.

Che possa finire lo so, che possa succedere me l’ha detto varie volte M., a lei non piacciono le donne. Il fatto che l’abbia sentenziato sua madre però mi ha preoccupata di più. Non è più un’adolescente con il classico “sì, mamma!”.

Fatto salvo il lavoro di oggi e quello che sono riuscita a dormire stanotte, ho pianto. “Piangi troppo, – mi dirà M. – vedi sempre tutto nero”.

Vero: piango troppo, troppo spesso e anche inutilmente. A volte anche per qualche pubblicità stupida.

Però, per quanto lei mi rassicuri che mi sarà sempre vicina e che “non è detto che fra noi finisca”, la sola idea che possa finire – io sarò pessimista ma quanto può essere quotata da un bookmaker una storia fra una donna-trans-lesbica e una donna-perdutamente-etero? – mi fa sanguinare il cuore, e piango.

Lo so: devo lasciarla andare, e gliel’ho detto, tante volte. Le ho anche detto che dovrebbe trovarsi un altro, con cui iniziare una nuova vita, risposta “non è detto che abbia voglia di cercare un altro”.

La amo. Mi ama. Ci amiamo.

Sto sbagliando qualcosa. Io. Io sono sbagliata.

Sarà la vecchiaia ma mi piacerebbe avere qualche certezza.

Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.
Canzona di Bacco, Lorenzo de’ Medici