CPS a distanza (chiamami col mio nome!)

Oggi avevo un nuovo appuntamento con il CPS ma la mia allergia è a mille e il naso continua a prudere, riempirsi e starnutire.

In tempi di covid-19 non è bello farsi vedere in giro mentre starnutisci, e non è neanche così facile respirare con la mascherina e il naso tappato e colante.

Ho avvistato mezz’ora prima dell’appuntamento e per fortuna ho richiamato un quarto d’ora dopo l’orario, ché il messaggio non era arrivato e la psicologa mi aveva già segnata come non presentata e senza avvisare.

In ogni caso, anche se è strano farlo al telefono, ho raccontato molte cose, dimenticandomene altre. Gli stress, lungo elenco, e le gioie, come mio figlio che si rivolge a me al femminile.

Lei ha ascoltato tanto e parlato pochissimo. Però da quando abbiamo ripreso i colloqui mi chiama per nome ma al maschile. Perché!? Capisco che burocraticamente è quello che c’è scritto all’anagrafe che mi identifica. Se non può chiamarmi Chiara non potrebbe almeno usare solo il cognome?

La prossima volta devo dirglielo!