Conclusioni

Alla fine il classico refrain delle transizioni: “Perdere tutto per non ottenere niente” sembra sempre valido, a parte la realizzazione di sé stessə.

Forse sono anche un po’ troppo orsa e misantropa, il covid ci ha messo lo zampino… Però si perde tanto fra amicizie, amori, figli.

Per fortuna poi si incontrano nuovə amicizie, forse affetti, chissà? E la Lotta Continua,1 alla ricerca di una nuova emancipazione.

Avere la sentenza passata in giudicato #lottomarzo per me ha un significato molto particolare – anche se la notifica ha impiegato tanti altri giorni per arrivare.

Ringrazio le vecchie amicizie che sono rimaste, accolgo quelle nuove, e non voglio giudicare quelle che mi hanno abbandonata, a meno che non ritengano che sia stata una mia “scelta”.

I am what I am, and what I am needs no excuses.2


1.   Gang, La lotta continua, https://www.youtube.com/watch?v=qZ1z5oSzMtQ
2.  Gloria Gaynor, I am what I am, musiche e versi di Jerry Herman, tratta dal musical La cage aux folles, https://www.youtube.com/watch?v=kVzlQW-ygzw

Ultimo colloquio psicologico (spero!)

Tralasciando le banalità di Natale – giorno in cui ho lavorato e, per solleticare il palato, cena con salmone affumicato e robiola su cracker integrali – ovviamente sola, da vera Grinch. Stendendo poi un velo pietoso per le disavventure fantozziane fra fine e inizio anno – che ormai si è presentato, si spera, come ultimo di un quadriennio maledetto.

Non sapevo neanche, finora, se inserire o meno questa pagina. Pensavo che il mio percorso fin qui fosse sufficiente.

Visto, però, che oggi è stata una giornata positiva ho scelto di inserirla.
Oggi ho avuto un altro incontro psicologico conoscitivo con una psicologa per avere accesso alla chirurgia di adeguamento dell’apparato genitale, provenendo da un altro ente e da un’altra Regione.

Devo dire che non avevo proprio voglia di farmi strizzare il cervello un’altra volta. Ma, a parte qualche inceppo tecnologico, alla fine è stata una bella esperienza: da subito molto accogliente, gentile, empatica e simpatica. Da lesbica impenitente potrei aggiungere che è anche molto carina – tranquillə, non credo basti un colloquio via web per un transfert!

In ogni caso ho ottenuto il bollino verde, via libera alla chirurgia. Ora sono in attesa dell’appuntamento per il primo colloquio conoscitivo con lə chirugə. Non so quando arriverà, se farò in tempo vi aggiornerò, altrimenti passo alla pagina successiva, come già programmato. Grazie per avermi seguita fin qui ma soprattutto spero di poter essere stata di aiuto per qualcunə.

Davvero, sarebbe molto importante sapere di aver aiutato almeno un’altra persona. Per questo motivo ho perso ore di sonno, ma l’ho fatto con grande convinzione e impegno politico e militante. Vi prego, non prendete queste ultime come “parolacce”.

Psicanalizzatemi
Una nuova immagine
Per un sogno complice
Non è più credibile
La normalità*


*Diana Est, Tenax, composto da Enrico Ruggeri e Stefano Previsti

Giornata internazionale contro la violenza di genere

Non credo di essere mai stata debole, fin da piccola ho dovuto imparare a crescere in fretta, per quante ne abbia ingoiate per non voler/dover reagire.

Per affrontare una transizione ci vuole forza, tanta, poi arriva la sofferenza e la violenza (specie in ambito sanitario).

Tutto questo ci ha tempratə, come dal ferro all’acciaio e dal carbone al diamante, tanto duro quanto fragile.

Ho avuto la forza di arrivare fin qui, ma invece di seguire i miei tempi ho seguito quelli della famiglia e ora sono vecchia ed esausta.

Ora mi sento una briciola di scarto dal taglio del diamante, pronta per essere frantumata.

Sono stanca, molto stanca e devo ancora scontrarmi con due o più muri di gomma della burocrazia.

E, se posso permettermi, in vari gruppi si trovano informazioni sul cosa fare “dopo” la riassegnazione anagrafica ma estremamente parziali e discordanti.

Non sarebbe l’ora di stilare una guida, non solo per lə più giovanə ma anche per lə maturə (e tardonə come me), pubblica e gratuita, su cosa fare dopo per cie, cf, patente, casa, mutuo, banche, contratti di lavoro (🤞), certificati e visite mediche, invalidità?

Non so se riuscirò a vederne la nascita, sono veramente molto stanca di esistere in questo mondo, ma credo possa essere molto utile per chi mi seguirà. Spero di averne lasciato qualche traccia in queste pagine.

Oggi, 25 novembre, si celebra, per l’ONU la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

Secondo NON UNA DI MENO “contro la violenza maschile sulle donne e di genere”. Concordo un po’ di più su quest’ultima definizione perché la violenza è al 99% maschile ma non solo, e per l’estensione al “genere” perché la violenza può essere agita anche in coppie gay, lesbiche e *.

Di violenza credo di averne subita abbastanza, vorrei fortemente credere in un finale sereno e tranquillo. Vorrei…

Schiava in casa: e per fortuna è stato cresciuto da due femministe!

Da giorni, da quando M. se n’è andata – ed è lei che ha viziato l’erede comune, nonostante s’incazzasse da vipera quanto le facevo notare, per scherzo, ma anche un po’ sincera, che mi sembrava di essere più femminista di lei. Lo so, non sono gare da fare – mi lamento che F. per la casa non fa assolutamente niente, anzi!

Ho una serie di patologie per le quali riesco a fare sempre di meno – cosa per cui M. se la prendeva sempre con me, per mancato aiuto – e mi si sono pure beccata dell’ipocondrica, nonostante varie certificazioni mediche. Avete mai sentito parlare delle malattie invisibili che sembrano esistere solo nella testa delle donne?

Pur non potendo guidare né fare sforzi – sulla carta – la spesa tocca quasi solo a me e, in casa, invece di avere “aiuto”, sono schiava di un Unno che lascia piatti e cibo sul divano, vestiti sporchi a terra e stoviglie varie in giro.

Quando gli chiedo si fare qualcosa sbuffa e risponde di sentirsi “obbligato” – io la chiamerei “collaborazione”, voi che dite?

Quando provo a ricordarglielo si inalbera: ogni volta che gli ricordo quello che dovrebbero essere i suoi compiti minimi si innervosisce. Quindi devo fare tutto da sola, proprio quello che M. mi rinfacciava spesso, giusto dopo aver servito snack al pargolo.

Per anni, in disoccupazione, e finché il fisico ha retto, la casa l’ho gestita, pulita, lavata, lucidata e stirata tutta io. Poi è iniziato il decadimento fisico, la schiena prima e la fibromialgia.

Ho sempre e comunque continuato a fare quello che potevo, forse poco, mentre F. rimaneva sdraiato sul divano, stile impero romano nel pieno della decadenza, continuando a chiamare l’ancella, che subito pronta interrompeva ogni attività per servirlo.

Guai a farglielo notare: M. si arrabbiava con me, come ogni volta che sono intervenuta per educarlo al femminismo – lei continua a pensarlo di esserlo ma cor’e mamma non può valicare il limite, se vogliamo almeno provare a superare il patriarcato – e ogni volta che si è permesso di insultarla e sono intervenuta alla fine la sgridata me la sono sempre presa io per essere stata “troppo dura”.

Sono pacifica, non pacifista, spero sempre in una contrattazione e risoluzione verbale, in anni di servizio d’ordine non ho mai messo le mani su nessunə – se non per la classica spintonata d’allontanamento, permettetemela questa, almeno – quindi almeno cerco di essere anche non-violenta. Ma non fattemi sbottare, anche se ormai sono vecchia, dolorante… meglio non mettermi alla prova.

Invito a cena… senza delitto!

Ieri sera mi invita a cena, per oggi, la mia vicina di casa. Sì: la migliore amica di M., quella per cui M. non se ne sarebbe mai voluta andare via da qui.

Mi rassicura che, per quanto voglia bene a M., il rapporto con lei e la famiglia non è minimamente cambiato. Ed è accogliente come sempre ma il marito assente – eh, il calcio in tv! – e i figli, già grandi, latitanti… ma tutto sommato, anche se mi avrebbe fatto piacere confrontarmi con la figlia maggiore, nata giusto qualche giorno dopo F.

La vicina – mi spiace chiamarla così ma è per tutela della sua privacy – mi dice che M. mi ama ancora tanto e ha ancora grande affetto per me… Io non riesco a percepire più né uno né l’altro e mi viene da ridere – spero espresso solo con un piego delle labbra – anche solo per il momento e il modo in cui se ne è andata: non credo le sia rimasto alcun sentimento, se non l’egoismo, che sentimento non è.

Al di là dei pareri della “sua” amica, i primi pareri, soprattutto dal lato femminile, delle mie amiche e delle colleghe il primo commento è stato: “ma si è trovata un altro?”. Io francamente glielo auguro, se avete letto fin qui, sapete che gliel’ho chiesto più volte di rifarsi una vita – e tutto questo non è colpa di nessuna di noi: la mia non è stata una scelta e lei non non era né bisex né fluida né innamorata di me come persona, al di là dei muscoli – che non ho mai avuto, anche se le zampette erano ben scolpite finché sono andata in montagna – e al di là dei genitali: sapete che a volte succede? Non, è una mia invenzione.

Io ho pensato più a una lesbofobia interiorizzata. Intendiamoci: lei ha sempre accettato tutti gli orientamenti sessuali e d’identità, l’ultimo modo in cui potrei definirla è omofoba o transfobica. Però so bene, sulla mia pelle, quanto sia difficile sopportare le etichette che questa società ti appiccica, come infamanti, figuriamoci quando neanche ti ci riconosci.

E se devo pensar male, sin dal primo pranzo di Natale con i suoceri, dopo il mio outing – lasciai a M. di scegliere se volesse dirglielo lei o se preferisse lo dicessi io – la suocera dava per conclusa la nostra coppia fosse conclusa. E credo che abbia continuato a insistere su questo punto con M. che, ogni volta andava a pranzo dai suoi – mentre io lavoravo, come ogni domenica… forse anche questo ha influito – M. tornava sempre un po’ turbata. Poi magari andava, sempre più spesso, solo per sfogarsi.

Ultima ipotesi che posso formulare è che in tutti questi anni abbia solo sopportato, per amore, credendo magari fosse solo una fase o, all’inizio, solo complicità in un gioco erotico. E, a un certo punto, il tappo è saltato, come dicono le sue ultime parole “non ce la faccio più!”.

Elezioni politiche

Di nuovo al seggio elettorale, con i documenti aggiornati, mi presento alla postazione femminile. Esattamente come – ma al contrario – dell’ultima volta mi rimandano all’altra postazione che, con un certo imbarazzo, mi rimanda alla postazione “donne”.

Ma, come pensai nella scorsa occasione questa cosa delle code separate per sesso deve cessare! Non avrebbe più senso trovare l’iniziale mediana nell’elenco dellə votanti?

E non lo dico solo per il mio “caso”. In un paesino come il mio, bucolico, la sopravvivenza femminile è decisamente superiore a quella maschile, quindi gli elenchi sono comunque sbilanciati – oltre a essere discriminanti rispetto alle persone “gender non conforming”.

L’ultima vacanza – il sadismo di alcuni ricordi di FB

Chissà come, ma ho sempre saputo che questa sarebbe stata l’ultima nostra vacanza di coppia. E guarda caso con lo sfondo del Ponte dei Sospiri!

Facebook, me lo ricorda giusto oggi: con i ricordi sa essere davvero sadico.

Io ho sperato che durasse, ho lottato, trattato, accettato, condiviso e, soprattutto, amato. E so che anche lei mi ha sempre amata, accettata, accolta e sostenuta ed è stata anche complice… finché improvvisamente ha deciso di andarsene, perché “non ce la faccio più” e “ho bisogno di rifarmi una vita”.

rase, quest’ultima, che le ho ripetuto per anni, pensando al suo futuro, e che ha sempre rifiutato, perché noi eravamo una coppia, una famiglia, l’affetto c’è sempre stato e non le interessava farsi una nuova vita.

Ogni volta che gliel’ho ripetuta mi si spezzava il cuore. Quando me l’ha detta lei il cuore si è fermato, frantumato. Con un’inverosimile serenità che ne ha amplificato la violenza. Di cui, a suo dire, non se ne è neanche accorta. Come se dicesse “è finita la senape, uso la maionese”.

Io non mi sento sbagliata… se fosse una scelta sarei tornata indietro, tornerei ancora indietro. Ma non è una scelta! Mi sono sempre sentita accettata, compresa, con complicità e amore. In 23 anni di coppia e 18 lunghi anni di lenta transizione per salvaguardare i figli e lei.

Mi sono sbagliata, ma non sono sbagliata. Se c’è qualcosa di sbagliato questo è il mondo che mi ritiene un* mostrə e che ritiene sacrilego l’amore fra due donne – o fra due uomini, per non parlare della mia transizione – probabilmente convincendola che sia sbagliato stare con me.

Eppur non si voleva muovere

Quando, tempo fa, iniziai a proporre a M. di cercare una nuova casa – mission impossible, di questi tempi – mi rispose, secca, che non aveva intenzione di allontanarsi dalla sua migliore amica, la nostra vicina.

La mia richiesta era basata sul fatto che per salute e medicinali assunti non avrei più potuto guidare e avrei avuto bisogno di una zona pianeggiante e servita.

Ora pare che non sia più interessata a tornare in questa casa, cercandone un’altra, dove io non potrei comunque restare se non agli arresti domiciliari, non potendo muovermi da qui senza un passaggio, vivendo in un paese tanto bello quanto senza servizi, a iniziare dai trasporti, e lontano da tutto.

Se ne va

Dopo aver passato le mie vacanze, praticamente agli arresti domiciliari, perché di giorno M. traslocava vestiti e varie dai suoi genitori e, alla sera la macchina – che tanto non avrei potuto guidare – la usava il pargolo, oggi si trasferisce dai suoi genitori.

Ho passato le mie ferie piangendo, vedendola riempire e caricare valigie. Non ditelo a* psichiatrə ma credo di essere caduta anche in una forma di depressione.

Lato positivo? Se proprio vogliamo trovarlo è che mi si è chiuso lo stomaco e ho perso 6 Kg nel giro di un paio di settimane. Ne fu contenta la dottoressa della prima visita successiva – non ricordo quale – congratulandosi con me per aver perso 2 punti di BMI.

Non credo il 29 rimarrà fra i miei numeri preferiti 😞.

Mi lascia

Dal 3 maggio ad oggi non è che non sia successo niente, come descritto nell’ultimo articolo. Ho girato come una trottola per i vari uffici ma niente di particolare, fino a questa sera.

Torno a casa, oggi è mercoledì, doppio turno. Sono stanchissima come al solito ma da domani sono in ferie e speravo di passare qualche giorno di vacanza con M., avevamo anche parlato di terme, visto che ne avrei bisogno per la fibromialgia e a lei hanno regalato un buono per terme o spa.

A fine cena, con una tranquillità impressionante mi comunica che ha deciso di lasciarmi: deve farsi una nuova vita e qui non ce la fa più.

Lei forse non se ne è resa conto ma per me è stata una coltellata al cuore, con la lama arroventata.

Per non parlare della scelta del momento, di mia grande stanchezza – e lo sa bene – e proprio all’inizio dell’ultima settimana che avremmo potuto passare insieme. Ok, questa è la mia versione, da persona ferita, quasi mortalmente.
Se la conoscete chiedetele la sua – poi mi piacerebbe conoscerla, ché di spiegazioni non me ne ha date.