È arrivato il giorno, non potevo aspettare oltre! Certo avrei voluto aspettare anche il fratellone, per dirglielo insieme, ma vive a Londra, e verrà a trovarci, forse, a fine mese.
Ho aspettato – abbiamo aspettato – che M. iniziasse le ferie, in accordo con lei – e con l’approvazione della psicologa – per poter dare a F. (quasi maggiorenne) il miglior supporto possibile e una presenza più continua.
Avrei voluto a dirlo a T. – il fratellone – già da tempo, ma mi sembrava sbagliatissimo investirlo di un tale segreto finché non l’avessi detto io a F. Ora si è verificato l’esatto contrario, ma F. ha luce verde per parlane con suo fratello se ne sente il bisogno, anche se preferirei dirglielo io.
“C’è una cosa che devo dirti, che dobbiamo dirti. Non riguarda te, ma me. Non so se tu abbia notato qualcosa ultimamente. (…) Ci sono persone che, come me, sono nate maschi ma sono donne, e viceversa. (…) A me sono sempre piaciute le donne e forse per questo ne ho preso coscienza tardi. (…) Ma da un po’ non riesco più a nasconderlo, a vivere recitando, mentendo al mondo come uomo. (…) Io amo sempre la mamma e mi piace sempre, e anche lei mi ama, anche se le piacciono gli uomini. (…) E ora ho iniziato anche un percorso clinico, in fase di accertamento, per l’adeguamento di genere…”.
Non si è arrabbiato.
Non ha urlato.
Non è scappato!
Ha iniziato a lacrimare.
Fa male veder piangere tuo figlio, ma in questo caso credo che il pianto sia positivo, liberatorio – qualcuno dice “anestetizzante”.
“È dura sentirlo”… “Segnali c’erano”… “È difficile”… “Non è una cosa che si sente tutti i giorni, in questo mondo”… Queste e poche altre le sue parole, molte di più le lacrime.
“È dura per tutti, per te, per me, per papà”, risponde M.
“È difficile per te, e anche per noi”, rispondiamo insieme, io e M.
“Non si sente tutti i giorni ma capita molto più spesso di quello che sappiamo. E molti lo nascondo, lo negano, e soffrono”, aggiungo io.
“Per qualsiasi domanda, dubbio, chiarimento noi siamo qui”.
“Preferirei dirlo io alle persone che conosciamo insieme, ma sentiti libero di parlarne con i tuoi amici e le tue amiche se ne senti il bisogno, e con chi vuoi. Io cercherò di vivere ancora come adesso, senza sbandierarlo né certamente urlare al megafono chi sono. Sarà una cosa fra di noi, fra chi vogliamo, almeno finché non avrò risposte certe dal Niguarda”.
“Ho molti libri – bleah! – e video/film – yeah! – sull’argomento e sono tutti disponibili, se vuoi!”.
Ora è di là, in camera sua, alla PS, come sempre. Solo che si soffia il naso frequentemente. Ci vorrà tempo per metabolizzare.