AMA, il gruppo cresce

Oggi qualche assenza ma anche volti nuovi, finalmente. Mi sento sempre più vecchia in mezzo ai giovani: sì, un po’ mi sono sentita mamma – “nonna” mi sembra eccessivo, dài! – e mi sono anche resa conto – più che altro è una conferma – di quanto sia sottovalutato il mondo FtM. Noi donne ormai siamo in netta minoranza nel gruppo. E fino a pochi anni fa ignoravo esistesse un mondo parallelo al mio, uguale e contrario, di uomini e ragazzi alla ricerca della propria identità, proprio come me. Identità che sono sempre più ampie e aperte oltre il sistema binario.
In youth we trust!

Felice anche di aver conosciuto di persona Zen, dopo anni a scambiarci commenti su facebook.

Il gruppo non va in ferie: appuntamento per un pic-nic in agosto, a Santa Chiara (eh!), il giorno prima del mio compleanno.

Reggiseni

Tornando dal CPS, settimana scorsa mi sono fermata a comprare un paio di mutandine e un reggiseno, con la scusa della visita ginecologica. Non so neanche se mi dovrò spogliare ma nel caso vorrei essere in ordine.

Non è il primo reggiseno che compro ma, finora, è quello più da “donna”: li ho comprati sempre molto semplici, senza allacciatura (non mi piace che si veda sulla schiena), in microfibra, al massimo con un po’ di imbottitura… diciamo modelli un po’ da ragazzina.

Solo il primo, il mio preferito, – forse un altro? – ha la regolazione delle spalline. Il mio primo reggiseno lo comprai quando mia madre era già in ospedale, reparto hospice ☹️, l’ho indossato anche da lei… ovviamente ben nascosto sotto la maglia. Ci sono molto affezionata, non perché sia il primo ma perché – di fatto – mi ricorda lei.

Questo nuovo reggiseno è il primo con tanto di taglia ufficiale, non la solita XL: misura 100, coppa B. Ha l’allacciatura davanti – invisibile – ed è un push-up, il che mi fa un po’ più tettona. Un bel po’ più di quello che (non) sono: confesso che forse la coppa B è un po’ abbondante ma la A non basterebbe e non mi sembra male per non aver ancora iniziato la TOS (terapia ormonale sostitutiva), a parte i fitoestrogeni fai-da-te.

Mancano 8 giorni alla visita al Niguarda!

Seconda seduta psicologica

Oggi con M., mia moglie. Abbiamo parlato di noi e, soprattutto, di nostro figlio. Mi sono resa conto che per M. non sono passati così tanti anni (15?). E un po’ sono gelosa del tempo, in seduta, per “noi” rispetto a quello per “me”, ma ci voleva, tutto! E ci vorrà anche quello del prossimo incontro, congiunto secondo la proposta della psicologa e secondo disponibilità.

Perché il prossimo mese M. potrebbe venire con me – per questioni di lavoro – o al Niguarda o al CPS. E io non so ancora se andare da sola al Niguarda. Né sono sicura di voler condividere altro del (poco) tempo che ho al CPS, pur sapendo che anche M. ne ha molto bisogno, e che la nostra coppia ne ha altrettanto e forse più bisogno, pur non essendo terapia di coppia.

Ho scritto più di quello che pensavo riguardo a questo incontro. O forse meno.

Mancano 13 giorni alla visita al Niguarda!
E il giorno dopo appuntamento con la psicologa.

Varese Pride 2019

Pride Varese 2019 , striscione di apertura
Ho pensato molto alla mia vita e a tutti gli sbagli che ho commesso.
Gli sbagli a cui ancora penso, quelli di cui mi pento, sono solo quelli che ho commesso per paura.

Per lungo tempo ho avuto paura di essere quella che sono, perché i miei genitori mi avevano “convinta” che c’è qualcosa di sbagliato in una persona come me. Qualcosa di offensivo, qualcosa da evitare, forse anche da compatire, qualcosa che non si deve amare.

Mia madre è una fan di San Tommaso d’Aquino, lei considera l’orgoglio un brutto vizio. E di tutti i vizi che può avere l’essere umano, per San Tommaso l’orgoglio era il re dei sette vizi capitali. Lo considerava il sommo vizio che, in un batter d’ali, poteva trasformare chiunque in un peccatore.
Ma l’odio non è presente su quella lista, e nemmeno la vergogna.

Avevo paura di questa parata, perché desideravo davvero tanto poterne far parte. Così oggi marcerò per quella parte di me che aveva troppa paura per marciare, e per quelli che non possono farlo… Per le persone che vivono come ho vissuto io.
Oggi marcerò per ricordare che non sono un io e basta, ma che sono anche un noi. E noi partecipiamo con orgoglio… Vai affanculo San Tommaso!

Nomi, discorso per il Pride, Sense8, ep. 2.

Mia zia

Mia zia è morta nella notte dello scorso 4 giugno. Per me era come una seconda madre, perderla è stato altrettanto doloroso, nonostante ce lo potessimo aspettare ormai da qualche mese.

C’era un legame molto forte fra di noi. Fin da piccola, quando veniva a trovarci con lo zio, al momento dei saluti mi nascondevo dietro la gonna di mia madre, gliela tiravo e le sussurravo – non così piano forse, visto che la zia se lo ricordava benissimo – di chiedergli di fermarsi per cena. E quando è morta mia madre, sua sorella, il mio affetto per lei, se possibile, è aumentato.

Ora non posso più sapere come avrebbe accolto la mia transizione ma credo che qualcosa l’avesse capito: la borsa che porto tutti i giorni me la regalò lei quasi due anni fa e nonostante non mi abbia mai vista indossarli qualche tempo fa mi chiese “Tu porti gli orecchini? Hai il buco, vero?”… e la sua vista era piuttosto debole per vedere i fori ai lobi.

Per essere una donna del 1922, educata da genitori dell’Ottocento, aveva una mentalità molto aperta. Ricordo che era molto affezionata a una coppia gay – passavano quasi sempre il Capodanno insieme – e ci rimase malissimo quando alla morte del compagno i parenti buttarono fuori di casa il suo conoscente, privandolo di ogni eredità, di ogni ricordo: il tempo delle unioni civili era ancora lontano ma per mia zia l’Amore era Amore. Punto!
E mi amava, tanto, come io amavo lei.

E chissà, ripensandoci, come l’avrebbe presa mia madre. Si sarebbe sentita sollevata per non essersi sbagliata quando sentiva crescere una bimba nella sua pancia, o si sarebbe vergognata, mi avrebbe rifiutata, ripudiata…

No, anche lei mia amava molto. Preoccupata, sì forse si sarebbe preoccupata per me – e per i suoi nipoti – ma credo avrebbe continuato ad amarmi.

Purtroppo se ne è andata troppo presto. Prima che anch’io potessi accettarmi completamente. Però già indossavo il reggiseno… chissà se se ne sia mai accorta? E mia zia?

Mancano 24 giorni alla visita al Niguarda!

Prima seduta psicologica

Finita la prima fase conoscitiva, oggi è iniziata la fase terapeutica, o di accompagnamento.

Siamo partite dalla morte di mia zia – due giorni fa –, dal suo funerale, gli affetti e i parenti per arrivare a disegnare il mio albero genealogico.

Interessante, secondo la psicologa, e pieno di storie “particolari”. Annota che sono cresciuta in un ambiente pieno di donne (la maggior parte nate in agosto, come me). E che il cinque è un numero ricorrente nella mia vita. Dovrei dirle della mia fissazione per il nove?

Fra i racconti, le ho anche detto perché mi chiamo Chiara, perché ho deciso di chiamarmi così: è il nome che aveva scelto mia madre prima di conoscermi, quando era convinta di aspettare una femmina. E che il mio nome anagrafico è esattamente il contrario di Chiara, – ma non ve lo dico, perché il mio vero nome è “Chiara” – e mia madre non si era sbagliata, sapeva chi le stava crescendo in pancia!

Ah! Oggi si è sempre rivolta a me al femminile!
Appuntamento fra due settimane, con M.

Mancano 27 giorni alla visita al Niguarda!

Sembri una femmina!

Ieri pomeriggio, proprio mentre stavo uscendo di casa ho beccato il figlio dei vicini, cinque anni, che lanciava una pallina, di quelle da giocoliere, piene di sabbia, colpendo la mia moto, parcheggiata in corte.
Spero non l’abbia fatto apposta (è un piccolo 😈 teppista, lasciato allo stato brado dei genitori) ma l’ho sgridato urlandogli di fare attenzione alla mia moto.
Il suo degno amichetto, coetaneo, mi chiede:
— Ma, perché, è tua???
— Sì, è mia!
— Ma sembri una femmina! (con tono dispregiativo, come fanno i maschietti a quell’età, parlando di femmine).

Ora, avrei potuto rispondere con argomenti più educativi, tipo: “Perché, le donne non possono andare in moto?”.
Ma ero già nervosa di mio è mi è scappato un: “Tu impara a farti gli affari tuoi”, non molto educativo, ☹️ ahimè!

Certo la prima risposta avrebbe scatenato un’altra pericolosa serie di domande… e anche con la seconda non ho proprio negato la mia femminilità, – potrei? come potrei?! – tant’è che passando davanti agli altri vicini mi hanno guardata ridacchiando fra loro.

Forse è proprio il momento di fare coming out in modo da poter utilizzare un molto meno educativo ma ben più liberatorio “vaffanculo!”. 😇

***

Questa sera M. mi ha detto che è intenzionata a venire dalla psicologa per un incontro congiunto. Wow! Visto come sono i rapporti in questi giorni non credevo avrebbe accettato l’invito! 😊

Manca un mese esatto alla visita al Niguarda!

Io non voglio, io sono!

Anche stamattina mi sono svegliata prestissimo. Da tempo dormo poco fra il non lavoro (e la cronica mancanza dei soldi, anche per la spesa ormai) e altre varie preoccupazioni. Da sabato scorso, il 25 maggio, dormo ancora meno: ho litigato ancora con M., riguardo nostro figlio tanto per cambiare.
Lei mi ha rimproverata, infastidita, di continuare a ripetere sempre le stesse cose. Io le ho risposto che sono stufa di dover ripetere sempre le stesse cose, visto che non cambia mai niente.
[Rileggendo non posso che notare che siamo arrivate ai “sempre” e ai “mai”] 😢

Il giorno dopo mi ha chiesto, sorpresa, se (come mai) fossi ancora arrabbiata e io le ho risposto stizzita: “È finita! Ho bisogno di rispetto e non ne avete: senza rispetto non si può continuare! Se parlo vi do fastidio e quindi non parlo più. Basta!”.

Questo non vuol dire che non ci parliamo più e mi sono pentita subito di aver detto quelle parole. Ma qualcosa si è spento.
Certo, lo so, già in passato ho indossato un’armatura per proteggermi e nascondere l’amore… alla fine non funziona e nel mentre fa comunque male.

Ho passato questi giorni (e queste notti) a guardarmi dentro, stordendomi con overdose di lezioni online di inglese, francese e tedesco per cercare di distrarmi. (Beh, magari, almeno, serve per cercare lavoro 😉).

Vale la pena perdere l’amore di M.? Posso sopportarlo per il capriccio di essere donna? Sono così egoista?

Mi sono anche chiesta se la ribellione di mio figlio, il suo totale disastro scolastico, oltre e più che all’adolescenza non dipendano da me: non ho fatto coming out ma non sono molto trasparente ed invisibile, come donna.

Soffro all’idea di perdere la mia famiglia, mia moglie, i miei figli. Sono giorni, e notti, che cerco una soluzione, LA soluzione… ma negarmi è una soluzione?

Non posso che confermare quello che ho detto alla psicologa lo scorso 9 maggio: non posso tornare indietro.

Io non voglio diventare donna: io sono una donna.
Una maledetta donna.