Oggi ho fatto un colloquio di lavoro, una vera rarità. Sono disoccupata da troppo tempo e ho decisamente bisogno di un lavoro, non solo per i soldi.
Però ne ho talmente bisogno che oggi mi sono negata. Non sono andata io al colloquio ma l’uomo che la gente vede, quello dei documenti.
Non mi sono truccata, ho indossato i jeans neutri, la mia polo d’ordinanza – una di quelle che mia madre mi regalava al compleanno –, scarpe da tennis e ovviamente mi sono presentata al maschile, anche se dalla mia borsa non mi separo: almeno a quella non potevo rinunciare… e no, non è molto maschile, come la mia coda bionda.
Mi sentivo a disagio, male, per il mentire o, meglio, per il negarmi ma, ripeto: ho bisogno di un lavoro e, in famiglia, abbiamo bisogno di soldi.
Mi è venuto un po’ da ridere – con ribollire dell’anima femminista – quando l’intervistatore, che poi sarebbe il mio collega e capo, ha detto che preferirebbe avere un uomo per quel lavoro anche se storicamente sono stati in coppia uomo-donna per quella posizione.
Non voglio dire di che lavoro si tratti, posso solo dire che è un lavoro poco apprezzato e che storicamente ci sono state varie aggressioni alle “colleghe” dai più macho.
Al di là di quello, devo dire che ha molto apprezzato il mio curriculum molto orizzontale e molto adatto, pare, a quell’attività. E che terza, in una rosa di quattro, pare sia la sua candidata preferita. Ops: il suo candidato preferito, vabbe’…
Per il momento incrocio le dita, poi sia quel che sia… prima o poi farò coming out anche con loro, se mi assumono.