Trovo in una discussione su un gruppo facebook, dedicato alle persone trans*, questo messaggio:
«Ultimamente leggo vari post di persone (al massimo non binary o genderfluid e non intendo “al massimo” in modo dispregiativo, solo qualificativo) secondo cui esistono persone T che non provano disforia perché “esistono anche le persone T non med” e alcun* hanno SOLO incongruenza di genere, non provano disforia.
«Ecco, ogni volta che qualcuno scrive cose come questa io vorrei prendere un vaso di ortensie e spaccarmelo in testa FORTE e poi darmi fuoco.»
Possibile che ci si continui ad attaccare fra di noi? Rispondo così:
Siamo fatt* tutt* con lo stampino?
Credo e spero di no!
Il termine disforia di genere, per altro, prevede una condizione patologica (mentale) in DSM V, superando fortunatamente la definizione di “disturbo” del DSM IV (psichiatricamente più grave).
ICD-11 ha finalmente tolto la disforia di genere dalle malattie mentali riconfigurandola come “incongruenza” di genere. Vi ricordate il movimento STP?
Io non mi sono mai sentita “malata”. Le persone disforiche ufficialmente lo sono, finché non entrerà in vigore ICD-11, nel 2022.
A me non interessa la classifica di quanto sia trans rispetto a quanto soffro la disforia. A me non interessa proprio per niente avere la patente (o l’etichetta) di trans*. Io sono una donna. Punto. Anche se ancora non lo sono per l’anagrafe.
Ho impiegato anni per capirmi, senza soffrire. Sarà che oltre ad essere incongruente sono anche omosessuale? O forse sono solo strana.
Anni per decidermi, con una sofferenza leggera poi sempre più crescente. La decisione l’ho presa solo due anni fa, o poco più, e ora brucia ogni rinvio, ogni ritardo, ogni attesa, anche perché inizio a essere vecchietta.
A me essere trans* non interessa. Io so chi sono: una donna, lesbica. Con o senza disforia, checché ne dica l’anagrafe o chicchessia.