Aspettando la relazione endocrinologica…

Ancora niente! 😕

Ieri il dottor Bini aveva promesso mi avrebbe mandato tutto subito, appena ricevuta la relazione psicologica che gli ho inviato subito dopo la visita insieme al certificato psichiatrico del CPS.

Visto che ieri gli ho scritto da un account diverso dal solito provo a rimandare il tutto dal solito indirizzo. Ho anche una domanda sull’utilizzo di una nuova formulazione di estradiolo – Lenzetto – che mi ha fornito dopo la visita insieme al Sandrena, secondo le nuove determine dell’AIFA.

Questione di etichetta

Una conoscenza facebook stamattina propone in un gruppo il termine “contransvivenza” per le coppie sposate in cui un* coniuge intraprende la transizione.

È solo un gioco di parole ma mi fa riflettere. 🤔

Non mi vergogno di essere trans, anzi, ne solo felice e pure orgogliosa (T-pride!) ma non ci tengo proprio a mettere ovunque l’etichetta e la utilizzo il meno possibile.

Sono in transizione… non è una fase definitiva: alla fine sarò una donna (XY) e basta. Per questo credo che la parola convivenza sia più che adatta, così com’è.

donna 100%L’unica etichetta che mi piace indossare è quella, qui a fianco, che ho presentato a Capodanno.

Oltre il genere

Non è mai troppo tardi per imparare… e per l’attivismo, anche se mi sono ripromessa più volte di ritirarmi dalla vita politica, militante – crogiolo di cocenti delusioni – a vita privata, più o meno passivamente informata.

Stasera ho partecipato al primo incontro di un percorso di formazione ed auto-formazione online a cura della Rete Trans* Nazionale di Arcigay rivolto ai Comitati di Arcigay e alle Reti, finalizzato all’approfondimento della legge 164/82, “con l’obiettivo di andare insieme verso la formulazione di proposte alternative e migliorative dell’esistente, ispirate a misure adottate in altri Paesi, in grado di rispondere alle reali istanze/esigenze delle persone trans* e non binarie”.

Al termine del primo incontro – Il percorso di affermazione di genere in Italia: lettura critica della legge 164/82 – nonostante il sonno, sono rimasta nel pour-parler successivo per approfondire una discussione critica del nuovo ICD-11.

Secondo la Rete l’autodeterminazione deve essere assoluta, e concordo. Però il parere comune è che non dovrebbe neanche esistere la nuova – futura, quando entrerà in vigore ICD-11 nel 2022 – classificazione di incongruenza di genere.

Secondo l’OMS – con cui concordo – pur essendo evidente non si tratti di un disturbo mentale rimane un significativo bisogno di cure mediche, ed è per garantire questo che la condizione trans* rimane catalogata nell’ICD nel capitolo della salute mentale.

Purtroppo non ero abbastanza sveglia, pronta e sicura, per argomentare e ribattere, in particolare a chi, invece, sosteneva che l’incongruenza rimane nel capitolo della salute mentale.

In ogni caso è bello imparare, confrontarsi e imparare dal confronto.
Sto anche leggendo il documento Abbiamo un piano di Non una di meno, movimento femminista e transfemminista in cui mi identifico sempre di più.

E ho in programma di leggere il documento La Piattaforma per la riforma della L. 164 sulla rettificazione anagrafica del genere a cura del MIT – Movimento identità trans e di guardarmi il video di presentazione: direi che, essendomi anche ripromessa di ritornare a studiare un po’, di tempo per annoiarmi non ne ho.

Buon anno!

Strano capodanno questo. Senza festeggiamenti, intimo, ristretto, coatto, e sicuramente più volto a festeggiare la fine di un anno per lo più da dimenticare che un nuovo inizio.

Stamattina mi sveglio e mi alzo relativamente presto. Torno a letto, anche se non riesco più a dormire mi riposo e spero in qualche coccola.

Anche M. si alza due volte e per due volte torna a letto. La prima si riaddormenta subito, alla seconda mi rigiro, mi saluta, ci baciamo.

Segue qualche leggera carezza che si lascia fare. Una volta mi bastava sfiorare la sua pelle nuda per sentire scorrere una forte energia, un grande piacere, benessere totale. Ora non ho sentito alcuna reazione, né della sua pelle né alcun fremito verso di me.

Le ho detto “ti amo, tanto!” — “Lo so.” — “E tu mi ami ancora, almeno un pochino?” — “Sì”, risponde, ma ben poco convinta.

Ci abbracciamo. Le tengo la mano e le cingo la vita. La bacio e appoggio la mia fronte sulla sua. Le rubo qualche istante di coccole. Non posso esagerare, sento che è già una concessione.

Non vuole più essere toccata da me. Sono triste ma devo accettarlo, è difficile per quanto la amo, per quanto ne sono ancora attratta: per me non è cambiato niente per lei, invece, è cambiato tutto. Mi bacia ancora, a volte li cerca lei, a volte frettolosamente a volte molto teneramente. Ma oltre non si va. Da tempo mi sembra che il nostro rapporto si stia raffreddando, dopo un lungo periodo di riavvicinamento.

Dopo tanti anni, fra alti e bassi, di complicità, supporto e sopportazione della mia lenta e lunga transizione – di cui lei sa da sempre – pensavo potesse continuare ad amare la persona che sono. Invece ora vede solo la donna che sono e questo la tiene lontana.

Non riesco a capire se sia una questione di non volermi amare o di non potermi amare. Cioè non so se sia più una sua scelta conscia – più o meno personale o indotta – piuttosto che una rifiuto inconscio verso un rapporto saffico.

Di sicuro è attratta dagli uomini – da fisici atletici, muscolosi, che io mai ho avuto – ma certamente non è omofoba. L’amore non è solo fisico e in tutti questi anni il sesso fra noi due, di fatto, è stato anche lesbico. Certo non posso chiederle di cambiare né di forzarsi, però tutto è cambiato quando il nostro segreto è diventato pubblico.

Certo, il percorso clinico mi ha cambiata – positivamente – sia psicologicamente che fisicamente e ormai non c’è più niente di maschile in me, salvo un’ormai inutile – e fastidiosa – appendice… e la ricrescita della barba. 😞

Sono cambiata, certo, ma la mia mente, le mie mani, la mia bocca, sono sempre le stesse. Il mio amore non è cambiato, forse solo cresciuto. Mi ha anche detto, in più di un’occasione, che io sono sempre stata donna. Ed è così: non lo sono diventata, mi sono solo scoperta, riconosciuta, dichiarata.

Per un po’ mi sono anche illusa – in particolare all’inizio – che potessi piacerle anche da donna… evidentemente mi sbagliavo.
Ma non posso che rispettare la sua volontà anche se è dolorosa da accettare.

Il proposito per l’anno nuovo? Vivere da donna al 100%.
donna 100%
… e coltivare, se non il suo amore, almeno il suo affetto e la sua amicizia.

Gratuito patrocinio ✌️ – piccolo bilancio di fine anno

Anno pessimo… ma qualcosa di positivo c’è stato.

Innanzi tutto il nulla osta per la TOS e, per quanto in ritardo, l’inizio della terapia e dei suoi effetti.

I coming out lavorativi e con gli ultimi amici ed ex colleghi, tutti positivi.
La relazione psicologica e l’inizio dell’iter legale.

La decisione di M., dopo una prima ipotesi di scioglimento del matrimonio, di convertirlo in unione civile – anche se ultimamente sento un raffreddamento nel nostro rapporto e non sono così sicura della scelta finale che dovrà avvenire fra poco, dopo la relazione endocrinologica, alla presentazione dell’istanza.

Proprio stasera, ho avuto la notizia dal mio avvocato che è stata accettata la richiesta di gratuito patrocinio. Un ottimo modo per concludere un anno decisamente pessimo, sotto molti punti di vista.

Almeno non dovrò pagare – non potrei! – per litigare con lo Stato per ottenere quello che è un mio diritto, riconosciuto da una Sua legge, la n. 164 del 14 aprile 1982 (Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso – G.U. Serie Generale n.106 del 19-04-1982).

Invece di usare il solito francesismo per salutare l’anno che sta finendo, visto che stanotte si conclude anche la Brexit, userò un anglicismo, anche per salutare gli ex-comunitari:

🖕FUCK 2020!🖕

Natale in zona rossa

Odio il Natale, lo sapete. Non odio la festa in sé ma il senso della festività è tutt’altro che commerciale e luculliano.

Quest’anno, forse unica positività della pandemia, i festeggiamenti sono stati solo della famiglia stretta. Non fraintendetemi: amo i miei suoceri – con i quali eventualmente avremmo festeggiato – e mi vogliono bene… ma non ce la fanno ancora a parlarmi al femminile. E in ogni caso, ogni pranzo natalizio ha suoi protocolli, spesso per me indigesti. Quindi, in questo caso, ben venga l’isolamento.

Ed è stata una bella giornata, senza stress e senza fatica – sushi d’asporto e gastronomia – finché, complice un po’ d’ebrezza alcoolica e alimentare, durante una pausa del banchetto, un po’ per scherzo un po’ – tanto – per desiderio – lei oggi era bellissima! – ho detto a M. che stasera avremmo potuto “bruciare un po’ di calorie”.

Nessuna risposta verbale, ci hanno pensato corpo, viso e occhi.
Espressione fra lo schifo e il compatimento.
Forse avrei avuto più successo proponendole di tuffarci in una calda vasca di letame fresco.

Ingoiata anche questa, soffocando pianto e lacrime per non guastare la festa, rientro nei miei ranghi. Oltre a qualche bacio non posso andare, anche se negli ultimi giorni erano più morbidi, affettuosi. Mi sono illusa. Ho sbagliato!

A fine giornata non posso che essere contenta sia finita anche se so che fra un anno ci sarà un altro Natale.

***

Appena pubblicato questo articolo mi propone un altro brindisi, poi mi bacia, chiede un abbraccio, mi ribacia e mi saluta per la buonanotte.

Lo so, mi dovrei accontentare: sono molto fortunata ad averla ancora al mio fianco. È solo che ogni tanto sento il desiderio di stringerla, accarezzarla, coccolarla,… fare l’amore.

Non è un generico bisogno di sesso, è voglia di farlo con lei, solo con lei. Lei e solo lei risveglia i miei sensi. La amo, mi piace, mi attira… La TOS ha neutralizzato l’apparato genitale ma il cervello è ancora attivo! Che ci posso fare?

Le misure (non) sono importanti

Sono quasi alla fine del settimo mese di TOS. Gli effetti si iniziano a sentire e vedere. Almeno: io li sento e li vedo, anche se vorrei essere “di più” in certe zone e meno in altre.

Le misure, si dice in ambito sessuale, non sono importanti… ma anche sì!

La transizione non è una questione di sesso ma di genere, e anche se non è necessario sembrare una donna per esserlo, gli schemi della società contemporanea – tristemente patriarcale – sono intrinsecamente legati alle “curve” o alle “non curve” per identificare, dall’aspetto, il genere di una persona.

In ogni caso, la prima necessità che ho sentito, quando mi sono riconosciuta come donna, è stato proprio lo sviluppo del seno. Del mio seno, non per apparire ma per “essere”. Era una parte del mio corpo che mi mancava.

Vederlo crescere con la TOS, sentirlo più pieno, sodo, anche dolorante per la crescita della ghiandola mammaria – vivendo una nuova adolescenza al femminile – mi hanno resa felice, con quel filo di ansia da prestazione e con il metro da sarta spesso in mano per misurare le nuove circonferenze. 🤭

Passati i primi sei mesi il metro lo prendo in mano sempre più raramente, così i progressi sono più evidenti.

Il giroseno è cresciuto di 4 cm, raggiungendo una coppa B. Certo rimane importante il sottoseno – la struttura è quella che ho – e non è facile trovare un reggiseno confortevole che magari mi valorizzi un po’.

Il girovita invece è calato di 6 cm, anche se uscita dall’ospedale sono ringrassata un po’ – e rimane decisamente troppo largo – mentre fianchi, natiche e cosce sono rimasti sostanzialmente uguali in misura ma più arrotondati e definiti.

Io sono donna, mi sento donna, al di là del mio aspetto, ma piacermi di più allo specchio mi aiuta, così come sento la necessità di essere riconosciuta per quello che sono anche dal mondo esterno, anche da chi mi incontra per la prima volta.
Quindi sì, è (anche) una questione di misure.

Mentre stavo facendo il punto sui miei cambiamenti ho trovato un interessante documento: Standards of Care per la Salute di Persone Transessuali, Transgender e di Genere Non-Conforme, pubblicato da WPATH, «una guida clinica per gli specialisti nell’assistenza alle persone, con percorsi efficaci e sicuri per garantire loro il duraturo benessere personale nel genere prescelto e per accrescere lo stato di salute generale, psicologico e di realizzazione personale», dove vengono considerate anche le possibili controindicazioni mediche delle terapie, sia MtF che FtM.

Vi rimando alla lettura del documento, per approfondimenti, ma riporto qui una breve tabella sui cambiamenti attesi:

tab. b – effetti e cronologia attesa degli ormoni femminilizzanti(a) [p. 38]

Effetto Inizio atteso Effetti(b) Massimo Effetto atteso(b)
ridistribuzione del grasso corporeo 3-6 mesi 2-5 anni
diminuzione della massa muscolare/forza 1-2 anni(c)
assottigliamento della pelle/diminuzione
seborrea
3-6 mesi non noto
diminuzione della libido 1-3 mesi 1-2 anni
diminuzione delle erezioni spontanee 1-3 mesi 3-6 mesi
disfunzioni sessuali maschili variabile variabile
crescita del seno 3-6 mesi 2-3 anni
diminuzione del volume testicolare 3-6 mesi 2-3 anni
diminuzione della produzione di sperma variabile variabile
assottigliamento e crescita rallentata di peli
su viso e corpo
6-12 mesi > 3 anni(d)
calvizie tipica maschile non c’è ricrescita
la perdita di capelli cessa, si arresta in 1-2 anni
1-3 mesi

(a) Adattati con il permesso di Hembree et al. (2009). Copyright 2009, The Endocrine Society
(b) Queste stime rappresentano osservazioni cliniche pubblicate e non
(c) Dipendente in modo significativo dall’entità dell’attività fisica
(d) Per una completa rimozione dei peli corporei e facciali sono necessari trattamenti con elettrolisi, laser o entrambi.

Certificato psichiatrico

È pronto da quasi una settimana ma sono riuscita a ritirarlo solo oggi.

Dopo l’ultimo colloquio telefonico e il percorso percorso psicologico al CPS, sono finalmente certificata per disforia di genere senza altre patologie di tipo psicologico/psichiatrico e senza necessità di psicofarmaci.

Credo di aver già detto migliaia di volte che preferisco il termine incongruenza di genere… ma fino al gennaio 2022 non entrerà in vigore l’ICD-11 e secondo gli attuali DSM-V e ICD-10, seguendo i quali è stata stilata la mia diagnosi, la disforia di genere è ancora classificata fra le patologie. 😞

Certificato psichiatrico

In ogni caso, leggere un mio certificato redatto al femminile, beh lo sapete… mi commuovo facilmente!