Non c’è trucco

Non mi sono mai piaciute le donne molto truccate. E su una donna come me un trucco pesante più che nascondere creerebbe un effetto ridicolo se non orrendo.

Quando ho iniziato a truccarmi, un po’ di mascara e un filo di rossetto, mia moglie mi ha guardata male: non per il trucco ma perché, secondo lei, le ho sempre “impedito” di truccarsi. Non è proprio vero, però mi piace così tanto al naturale ed effettivamente mi dava fastidio baciarla con il rossetto, glielo dicevo, e dopo un po’ ha smesso di truccarsi. Non che lo facesse spesso, anzi, e per lo più per pigrizia: sono davvero io la causa?
Ora anche lei ha scoperto che non le piace baciare labbra con il rossetto!

Al contrario di lei – che è bellissima al naturale – io sento il bisogno di darmi un tocco di femminilità – mi perdonino le femministe radicali – per vedermi e sentirmi un po’ meglio.

Bella no, non sarò mai bella. Ma un po’ più “donna” forse sì: quando sono allegra e mi trucco decentemente riesco quasi a guardarmi allo specchio, e a vedermi quasi carina… Ah, vanità delle vanità!

Il rossetto comunque lo metto raramente. Con questo caldo ho rinunciato a mettere quel velo di fondotinta – in realtà una crema leggermente colorata e coprente – che mi serviva a nascondere un po’ quell’orrore di fitti puntini neri che affiorano sotto la pelle anche appena rasata e che rivelano la mia genetica.

Il mascara l’ho finito e rientrando come vanità nelle spese inutili per il momento ne faccio a meno. Ne ho ancora uno, trovato in omaggio in una rivista, però non è water-proof e io ho la lacrima facile – e sudo molto – quindi evito di metterlo per non avere la colata nera intorno agli occhi.

Mi piacerebbe anche un po’ di matita ed eye-liner, ma finché non avrò fatto coming out e mantengo la mia in-visibilità credo sarebbe eccessivo: il trucco c’è ma non si vede!

Mi piacerebbe anche imparare a truccarmi: nessuna me l’ha mai insegnato e credo di aver bisogno di qualche lezione. E magari, una volta almeno, mi piacerebbe provare a farmi truccare da mani esperte.

Adesso spengo la modalità “vanesia” e faccio finta di essere una persona seria. 😃

Che bagno posso usare?

Riflettendo sulla domanda che ho fatto alla Doc riguardo ai bagni ho creato un sondaggio su Google e l’ho pubblicizzato sia sulla mia pagina facebook che in altri gruppi e pagine – in particolare quelle lgbt+ che frequento – chiedendo ad amiche e amici di ri-condividere.

Non essendo certo un’influencer le risposte sono poche e provenendo per lo più da amicizie e persone della mia comunità sono tutte positive. Purtroppo il campione non è molto significativo ma almeno ci ho provato.

Quello che però mi lascia perplessa sono la maggioranza dei commenti ai post in cui annunciavo il sondaggio da parte di persone MTF come me: quasi tutte hanno risposto – a volte con toni non molto gradevoli – riguardo l’inutilità di farsi e di fare tali domande.

Eppure credo ce lo siamo poste tutte il problema, almeno all’inizio della transizione. O sono davvero la sola a farsi queste menate?

Io non riesco sempre a entrare in quello delle donne. Ci vado solo dove mi sento “protetta”, ci sono andata in assoluta tranquillità all’Inclusive Mindset Job Day, e al Niguarda. Ci sono andata anche altre volte, sempre col cuore in gola per la paura di essere cacciata anche se fortunatamente non ho mai incontrato nessuna. Mi è capitato, invece, di riceve occhiatacce e commenti nei bagni maschili.

No, non credo di essere la sola a porsi il problema. Negli Stati Uniti ci sono delle leggi e delle campagne di sensibilizzazione per permettere l’utilizzo dei bagni secondo il genere percepito. E campagne di boicottaggio dove queste leggi vengono osteggiate o abrogate.

Quindi il problema credo che esista. Forse, una volta superato l’imbarazzo iniziale lo si dimentica? O non è un problema in Italia? Magari!!! In Italia fa notizia un’Amministrazione comunale – se non sbaglio – che ha creato i bagni gender-free.

Io spero di diventare più forte: come mi dice spesso M., devo imparare a farmi scivolare le cose addosso. Ma spero anche in un mondo migliore. E a furia di sperare mi risuonano in testa i Linea 77 con La speranza è una trappola. 😊

Quarta seduta psicologica

Al contrario del primo incontro, dopo il quale ero decisamente euforica, e di quelli successivi oggi sono uscita dalla seduta molto triste.

Certo sono arrivata già con le mie paturnie: non sono state due settimane felici, anzi! Però, come già in parte durante l’ultima seduta, mi ha fatta sentire in colpa, e su più fronti questa volta.

Ripete che non ci sono scelte sbagliate – e sì, mi rassicura che non sono sbagliata neppure io – però continua a rimarcare che le mie preoccupazione per i figli sembrano scuse per non affrontarli e spiegargli chi sono. Ogni mio dubbio, ogni mia paura sembrano essere una scusa per non affrontare qualcos’altro.
Boh! 😕

Sono fragile, ho la lacrima facile – più del solito! –, sono sempre stanca, non sto bene né di fisico né di testa. E ho paura di fare coming out, ma non posso più rimandare. E mi devo sentire in colpa?
Può andare peggio di così?

Batchroom choice?Oggi, al termine della seduta, ho chiesto alla dottoressa cosa penserebbe, prima come donna che come professionista, vedendo una donna come me – con tratti maschili – nel bagno delle donne: “Strana domanda. Strano che la faccia a me. Dovrebbe chiedersi perché me la fa…” – E daje con ’sto “dovrebbe chiedersi”, ormai è un tormentone su qualunque cosa le dica, o chieda. Forse è tipico degli strizzacervelli ma non ci sono abituata. “…Comunque – prosegue – io sono una persona di vedute molto aperte, per cui per me non sarebbe un problema”, con in mezzo una breve discorso sul diverso e il pregiudizio, ecc.

E ora vacanze! Fino a settembre me la devo cavare da sola.

Come al solito! 😉

Sportello Trans di ALA Milano onlus non deve chiudere!

Lo Sportello Trans di ALA Milano Onlus è in crisi e rischia di chiudere. È un luogo di ascolto e aiuto importante per Milano, la Lombardia e tutto il Nord Italia. Chi può dare un piccolo contributo lo può fare con il crowd funding, in ogni caso potete aiutare a diffondere la notizia.
Grazie!

SalvALA Sportello Trans
https://www.produzionidalbasso.com/project/salvala-sportello-trans/

Hanno aiutato me, ci sono ancora tante persone da aiutare!

Non prima di ottobre

Primo compito eseguito: ho chiamato il centro per chiedere. L’infermiera, o segretaria, non era molto certa ma, in particolare se si tratta di day-hospital, con le ferie in arrivo, non potrà essere prima di ottobre.

Time, it needs time
To win back your love again
I will be there, I will be there
Scorpions, Still loving you

Terza seduta psicologica

Anche oggi sono andata con M., io ero un po’ stordita. M. ha fatto un riepilogo dall’ultima volta e per le due settimane passate. Poi ho raccontato della visita di ieri, dell’ottima impressione che ho avuto del dottore e della perplessità sulla brevità della visita, di cui mi sono accorta solo una volta uscita.

La psicologa mi ha fatto notare di non aver chiesto le tempistiche, guardandomi interrogativa, quasi l’abbia fatto apposta: ma dài, no, non è vero! – Mo’ chiedo al mio subconscio se ne sa qualcosa? 😲

M. ha espresso il suo timore per la possibilità che io non possa fare l’operazione per le mie condizioni di salute, timore o speranza inconscia?

Ora dobbiamo lavorare su come dirlo a nostro figlio, ai miei figli.
E devo chiamare il centro del Niguarda per farmi dare dei tempi.
Appuntamento fra due settimane: mi raccomando i compiti! 😃

Oggi è il giorno… già fatto?

Niguarda, padiglione 16, particolare

Sei mesi – e circa quindici anni – di attesa ed è finalmente arrivata la prima visita per l’adeguamento MtF.

Il dottor Bini, ideatore e responsabile del servizio – da quel che ho capito –, è molto cordiale, simpatico e mi ha messa subito a mio agio, chiedendomi il mio nome di elezione.

Anamnesi, situazione familiare, “come mai ci ha messo così tanto”, …
“fino a dove vuole arrivare, vorrebbe anche l’operazione?”.
“Sì, lo vorrei proprio!”.

Il prossimo passo sarà la valutazione psicologica. Poi, passata quella, ci sarà una valutazione fisica. Mi chiameranno per l’appuntamento con lo strizzacervelli… ma mi sono dimenticata di chiedere le tempistiche. Non mi resta che canticchiare Time is on my side dei Rolling Stones, anche se non è proprio così.

“La chiamerò ‘Chiara’, se le va bene”.
“Certo, è quello che preferisco!”.

Unico dubbio: non è durato troppo poco? È solo un impressione per la lunga attesa? Credo siano stati cinque minuti, non di più, ma me ne sono resa conto solo dopo essere uscita dal padiglione. Come non pensare alla famosa pubblicità delle siringhe indolor: “Già fatto?!”.

Domani

Ormai il giorno è domani. Mancano 34 ore e mezza, per le pignole come me. E sono già in paranoia per come vestirmi, come truccarmi, se truccarmi…

Vorrei potesse venire anche M., avrei bisogno della sua mano nella mia, nell’attesa. Ma non può perdere un altro giorno di lavoro – già che almeno lei lavora – poi odia gli ospedali – anch’io! – e verrà ad un’altra seduta con la psicologa, su proposta della dottoressa, il giorno successivo.

Ma cambierà qualcosa il D-day, anzi: il C-day? Sarò sempre Chiara qualunque cosa accada? Lo sarò di meno, o di più?

Luglio!

L’orologio dice che siamo a luglio.

Fra due giorni (e qualche ora) sarò all’ospedale di Niguarda per la visita.

Aspetto da sei mesi, cosa saranno 59 ore scarse?!