Ieri è andata benissimo. Ma oggi, nella realtà del lavoro?
Direi ancora meglio, a conferma di ieri.
Prima la Vice mi prende in disparte, mi dice: “tu sei Chiara, questo è il tuo nome, lo devi usare, io ti chiamerò così, lo devi pretendere”.
Poi mi porta al piano di sopra, dove ci sono gli spogliatoi.
“Non sopporto di cambiarmi davanti agli uomini, non devi farlo neanche tu!”.
Prendiamo il mio armadietto e lo spostiamo accanto alla sua zona spogliatoio, migliorando la parete paravento, creando così un vera zona spogliatoio femminile.
Poi, accompagnandomi ai bagni: “devi usare questo delle donne, non l’altro: questo è il tuo! Sei una donna, fatti rispettare come tale”.
Che dire? GRAZIE!!!
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Prima della pausa pranzo viene da me anche l’impiegata. Si congratula ancora per la mia forza e ancora mi ringrazia per la condivisione. Poi mi svela che anche lei ha avuto un lungo periodo di forte sofferenza. Che comprende bene la mia situazione e ribadisce che è sempre disponibile per me, per qualsiasi cosa. Che lei c’è, per me, se e quando ne avessi bisogno.
Infine mi racconta che partecipa a un gruppo teatrale anche a scopo terapeutico, che doveva rappresentare la forza di una donna e che, dopo il mio racconto, le è venuta l’immagine di una donna che scocca una freccia.
Wow! Ora sono pure una musa.
Non sa ancora come chiamarmi ma questo verrà!
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Prima di riprendere il lavoro riesco finalmente a vedere un’amica, che abita dove lavoro – dopo un anno – e con cui ci frequentavamo fino ai primi anni di vita dei figli, poi con le vicende della vita ci siamo perse di vista .
Visto che fa parte dell’Amministrazione che controlla l’ente per cui, indirettamente, lavoro, mi urgeva fare coming out anche con lei, prima che venisse a saperlo dalle voci che, in una piccola cittadina, corrono veloci.
Dopo circa mezz’ora di assolo mi rendo conto di non averle lasciato alcuno spazio per parlare di lei e della sua vita. Mi spiace e spero di poter recuperare presto. Con lei l’ansia era minima e dirglielo è stato quasi facile – non lo sarà mai “facile”, per il coinvolgimento emotivo – direi che anche in questo caso l’accoglienza è stata piena, come mi ascoltavo.
Anche un’altra coppia di amici, stesso paese e stessa frequentazione, manca sia a me che a M. Riusciremo a organizzare prossimamente? Anche a loro vorrei poterlo dire di persona.