È circa dall’inizio del mese che ho ricevuto l’invito dal sistema informativo dell’Unione di Comuni dove vivo.
Come ogni ottobre ci sono iniziative di prevenzione sul tumore al seno, e propongono una visita senologica gratuita.
L’ho proposta a mia moglie – che però è allergica alle visite mediche e ha glissato – e poi ho iniziato a pensarci per me.
Insomma: il seno ormai ce l’ho anch’io, le ghiandole mammarie sono sviluppate, non so quanto ma ci sono e si sentono.
Problemino: il mio codice fiscale è ancora maschile, mi accetteranno?
Anche per questo motivo ho atteso giorni e giorni poi mi sono decisa: chiamo e al massimo mi trattano male.
Spiego la mia situazione, che sono in TOS da sedici mesi, le ghiandole sono sviluppate ma il codice fiscale… non so se io sia prevista per queste visite?
La gentilissima infermiera – o segretaria – che ha preso la chiamata era leggermente imbarazzata ma, più che altro, perché non sapeva rispondere alla mia domanda. Mi dice che porrà la questione alla dottoressa e mi farà sapere.
Poche ore dopo mi richiama. È sicuramente il caso che mi faccia controllare anch’io, solo che è ancora un po’ presto e mi consiglia di aspettare qualche mese e di richiamare dopo giugno.
A giugno compirò due anni di TOS e due anni sono effettivamente considerati, da quel che ho letto, il punto culmine, in media, del risultato raggiungibile per lo sviluppo del seno in TOS femminilizzante.
Sì, sono ancora una ragazza adolescente.
A giugno sarò definitivamente una donna.
Detto così, da un ambiente medico estraneo alla transizione, mi rinfranca.