Top-less (boob-less)

Io e M. siamo andate al lago e si è presentato il problema di tante – e tanti – come me, su come e quanto spogliarsi.

Per il pezzo sotto, in spiaggia, uso da tempo i boxer larghi stile surf. Per il sopra inizialmente ho tenuto la maglietta – di quelle sportive che si asciugano velocemente – con il reggiseno. Inizialmente ero indecisa se togliere la maglietta e restare in reggiseno: bianco, liscio, leggermente imbottito, poteva sembrare un costume.

Poi non me la sono sentita di togliere la maglietta, l’ho arrotolata e sono entrata in acqua così, salvo bagnarmela quasi subito e quindi mi sono tolta sia la maglietta che il reggiseno, che nel frattempo era fradicio. Sono rimasta in top-less, non che ci sia così tanto da vedere ma nel frattempo se l’obiettivo era rimanere nascosta alla fine nello svestirmi il reggiseno si è visto chiaramente! Per fortuna nessuno ha avuto da ridire, credo fossero tutti tedeschi o olandesi – come in genere è al lido di Maccagno in questo periodo, salvo due giovani ragazze italiane e noi.

Ma perché, da quando mi presento come donna anche per il mondo esterno, mi sento in imbarazzo a mostrare il mio piccolo seno?

La prossima volta chiederò in prestito un top a mia moglie. Poi chissà, magari ne acquisterò uno… chissà se esistono i costumi da bagno interi con il tucking?

Coming out II – il figlio grande

Oggi è tornato dall’Inghilterra il mio figlio maggiore, T., e finalmente ho potuto dirlo anche a lui.

Gli ho spiegato che avrei preferito dirlo a tutt’e due insieme ma che per questioni logistiche e temporali ho preferito anticiparlo al fratello.

Mi ha risposto che l’aveva capito da tempo, che aveva già parlato con la fidanzata della sensazione, e che è molto contento che abbia voluto dirglielo.

Più facile di così!!!

Confido che si parlino fra fratelli come non faranno mai con me. E che ogni eventuale sofferenza possa essere alleviata.

Colloquio di lavoro

Oggi ho fatto un colloquio di lavoro, una vera rarità. Sono disoccupata da troppo tempo e ho decisamente bisogno di un lavoro, non solo per i soldi.

Però ne ho talmente bisogno che oggi mi sono negata. Non sono andata io al colloquio ma l’uomo che la gente vede, quello dei documenti.

Non mi sono truccata, ho indossato i jeans neutri, la mia polo d’ordinanza – una di quelle che mia madre mi regalava al compleanno –, scarpe da tennis e ovviamente mi sono presentata al maschile, anche se dalla mia borsa non mi separo: almeno a quella non potevo rinunciare… e no, non è molto maschile, come la mia coda bionda.

Mi sentivo a disagio, male, per il mentire o, meglio, per il negarmi ma, ripeto: ho bisogno di un lavoro e, in famiglia, abbiamo bisogno di soldi.

Mi è venuto un po’ da ridere – con ribollire dell’anima femminista – quando l’intervistatore, che poi sarebbe il mio collega e capo, ha detto che preferirebbe avere un uomo per quel lavoro anche se storicamente sono stati in coppia uomo-donna per quella posizione.

Non voglio dire di che lavoro si tratti, posso solo dire che è un lavoro poco apprezzato e che storicamente ci sono state varie aggressioni alle “colleghe” dai più macho.

Al di là di quello, devo dire che ha molto apprezzato il mio curriculum molto orizzontale e molto adatto, pare, a quell’attività. E che terza, in una rosa di quattro, pare sia la sua candidata preferita. Ops: il suo candidato preferito, vabbe’…

Per il momento incrocio le dita, poi sia quel che sia… prima o poi farò coming out anche con loro, se mi assumono.

Ho fatto coming out con mio figlio

È arrivato il giorno, non potevo aspettare oltre! Certo avrei voluto aspettare anche il fratellone, per dirglielo insieme, ma vive a Londra, e verrà a trovarci, forse, a fine mese.

Ho aspettato – abbiamo aspettato – che M. iniziasse le ferie, in accordo con lei – e con l’approvazione della psicologa – per poter dare a F. (quasi maggiorenne) il miglior supporto possibile e una presenza più continua.

Avrei voluto a dirlo a T. – il fratellone – già da tempo, ma mi sembrava sbagliatissimo investirlo di un tale segreto finché non l’avessi detto io a F. Ora si è verificato l’esatto contrario, ma F. ha luce verde per parlane con suo fratello se ne sente il bisogno, anche se preferirei dirglielo io.

“C’è una cosa che devo dirti, che dobbiamo dirti. Non riguarda te, ma me. Non so se tu abbia notato qualcosa ultimamente. (…) Ci sono persone che, come me, sono nate maschi ma sono donne, e viceversa. (…) A me sono sempre piaciute le donne e forse per questo ne ho preso coscienza tardi. (…) Ma da un po’ non riesco più a nasconderlo, a vivere recitando, mentendo al mondo come uomo. (…) Io amo sempre la mamma e mi piace sempre, e anche lei mi ama, anche se le piacciono gli uomini. (…) E ora ho iniziato anche un percorso clinico, in fase di accertamento, per l’adeguamento di genere…”.

Non si è arrabbiato.
Non ha urlato.
Non è scappato!
Ha iniziato a lacrimare.

Fa male veder piangere tuo figlio, ma in questo caso credo che il pianto sia positivo, liberatorio – qualcuno dice “anestetizzante”.

“È dura sentirlo”… “Segnali c’erano”… “È difficile”… “Non è una cosa che si sente tutti i giorni, in questo mondo”… Queste e poche altre le sue parole, molte di più le lacrime.

“È dura per tutti, per te, per me, per papà”, risponde M.
“È difficile per te, e anche per noi”, rispondiamo insieme, io e M.
“Non si sente tutti i giorni ma capita molto più spesso di quello che sappiamo. E molti lo nascondo, lo negano, e soffrono”, aggiungo io.
“Per qualsiasi domanda, dubbio, chiarimento noi siamo qui”.

“Preferirei dirlo io alle persone che conosciamo insieme, ma sentiti libero di parlarne con i tuoi amici e le tue amiche se ne senti il bisogno, e con chi vuoi. Io cercherò di vivere ancora come adesso, senza sbandierarlo né certamente urlare al megafono chi sono. Sarà una cosa fra di noi, fra chi vogliamo, almeno finché non avrò risposte certe dal Niguarda”.

“Ho molti libri – bleah! – e video/film – yeah! – sull’argomento e sono tutti disponibili, se vuoi!”.

Ora è di là, in camera sua, alla PS, come sempre. Solo che si soffia il naso frequentemente. Ci vorrà tempo per metabolizzare.

Non c’è trucco

Non mi sono mai piaciute le donne molto truccate. E su una donna come me un trucco pesante più che nascondere creerebbe un effetto ridicolo se non orrendo.

Quando ho iniziato a truccarmi, un po’ di mascara e un filo di rossetto, mia moglie mi ha guardata male: non per il trucco ma perché, secondo lei, le ho sempre “impedito” di truccarsi. Non è proprio vero, però mi piace così tanto al naturale ed effettivamente mi dava fastidio baciarla con il rossetto, glielo dicevo, e dopo un po’ ha smesso di truccarsi. Non che lo facesse spesso, anzi, e per lo più per pigrizia: sono davvero io la causa?
Ora anche lei ha scoperto che non le piace baciare labbra con il rossetto!

Al contrario di lei – che è bellissima al naturale – io sento il bisogno di darmi un tocco di femminilità – mi perdonino le femministe radicali – per vedermi e sentirmi un po’ meglio.

Bella no, non sarò mai bella. Ma un po’ più “donna” forse sì: quando sono allegra e mi trucco decentemente riesco quasi a guardarmi allo specchio, e a vedermi quasi carina… Ah, vanità delle vanità!

Il rossetto comunque lo metto raramente. Con questo caldo ho rinunciato a mettere quel velo di fondotinta – in realtà una crema leggermente colorata e coprente – che mi serviva a nascondere un po’ quell’orrore di fitti puntini neri che affiorano sotto la pelle anche appena rasata e che rivelano la mia genetica.

Il mascara l’ho finito e rientrando come vanità nelle spese inutili per il momento ne faccio a meno. Ne ho ancora uno, trovato in omaggio in una rivista, però non è water-proof e io ho la lacrima facile – e sudo molto – quindi evito di metterlo per non avere la colata nera intorno agli occhi.

Mi piacerebbe anche un po’ di matita ed eye-liner, ma finché non avrò fatto coming out e mantengo la mia in-visibilità credo sarebbe eccessivo: il trucco c’è ma non si vede!

Mi piacerebbe anche imparare a truccarmi: nessuna me l’ha mai insegnato e credo di aver bisogno di qualche lezione. E magari, una volta almeno, mi piacerebbe provare a farmi truccare da mani esperte.

Adesso spengo la modalità “vanesia” e faccio finta di essere una persona seria. 😃

Che bagno posso usare?

Riflettendo sulla domanda che ho fatto alla Doc riguardo ai bagni ho creato un sondaggio su Google e l’ho pubblicizzato sia sulla mia pagina facebook che in altri gruppi e pagine – in particolare quelle lgbt+ che frequento – chiedendo ad amiche e amici di ri-condividere.

Non essendo certo un’influencer le risposte sono poche e provenendo per lo più da amicizie e persone della mia comunità sono tutte positive. Purtroppo il campione non è molto significativo ma almeno ci ho provato.

Quello che però mi lascia perplessa sono la maggioranza dei commenti ai post in cui annunciavo il sondaggio da parte di persone MTF come me: quasi tutte hanno risposto – a volte con toni non molto gradevoli – riguardo l’inutilità di farsi e di fare tali domande.

Eppure credo ce lo siamo poste tutte il problema, almeno all’inizio della transizione. O sono davvero la sola a farsi queste menate?

Io non riesco sempre a entrare in quello delle donne. Ci vado solo dove mi sento “protetta”, ci sono andata in assoluta tranquillità all’Inclusive Mindset Job Day, e al Niguarda. Ci sono andata anche altre volte, sempre col cuore in gola per la paura di essere cacciata anche se fortunatamente non ho mai incontrato nessuna. Mi è capitato, invece, di riceve occhiatacce e commenti nei bagni maschili.

No, non credo di essere la sola a porsi il problema. Negli Stati Uniti ci sono delle leggi e delle campagne di sensibilizzazione per permettere l’utilizzo dei bagni secondo il genere percepito. E campagne di boicottaggio dove queste leggi vengono osteggiate o abrogate.

Quindi il problema credo che esista. Forse, una volta superato l’imbarazzo iniziale lo si dimentica? O non è un problema in Italia? Magari!!! In Italia fa notizia un’Amministrazione comunale – se non sbaglio – che ha creato i bagni gender-free.

Io spero di diventare più forte: come mi dice spesso M., devo imparare a farmi scivolare le cose addosso. Ma spero anche in un mondo migliore. E a furia di sperare mi risuonano in testa i Linea 77 con La speranza è una trappola. 😊

Quarta seduta psicologica

Al contrario del primo incontro, dopo il quale ero decisamente euforica, e di quelli successivi oggi sono uscita dalla seduta molto triste.

Certo sono arrivata già con le mie paturnie: non sono state due settimane felici, anzi! Però, come già in parte durante l’ultima seduta, mi ha fatta sentire in colpa, e su più fronti questa volta.

Ripete che non ci sono scelte sbagliate – e sì, mi rassicura che non sono sbagliata neppure io – però continua a rimarcare che le mie preoccupazione per i figli sembrano scuse per non affrontarli e spiegargli chi sono. Ogni mio dubbio, ogni mia paura sembrano essere una scusa per non affrontare qualcos’altro.
Boh! 😕

Sono fragile, ho la lacrima facile – più del solito! –, sono sempre stanca, non sto bene né di fisico né di testa. E ho paura di fare coming out, ma non posso più rimandare. E mi devo sentire in colpa?
Può andare peggio di così?

Batchroom choice?Oggi, al termine della seduta, ho chiesto alla dottoressa cosa penserebbe, prima come donna che come professionista, vedendo una donna come me – con tratti maschili – nel bagno delle donne: “Strana domanda. Strano che la faccia a me. Dovrebbe chiedersi perché me la fa…” – E daje con ’sto “dovrebbe chiedersi”, ormai è un tormentone su qualunque cosa le dica, o chieda. Forse è tipico degli strizzacervelli ma non ci sono abituata. “…Comunque – prosegue – io sono una persona di vedute molto aperte, per cui per me non sarebbe un problema”, con in mezzo una breve discorso sul diverso e il pregiudizio, ecc.

E ora vacanze! Fino a settembre me la devo cavare da sola.

Come al solito! 😉

Sportello Trans di ALA Milano onlus non deve chiudere!

Lo Sportello Trans di ALA Milano Onlus è in crisi e rischia di chiudere. È un luogo di ascolto e aiuto importante per Milano, la Lombardia e tutto il Nord Italia. Chi può dare un piccolo contributo lo può fare con il crowd funding, in ogni caso potete aiutare a diffondere la notizia.
Grazie!

SalvALA Sportello Trans
https://www.produzionidalbasso.com/project/salvala-sportello-trans/

Hanno aiutato me, ci sono ancora tante persone da aiutare!

Non prima di ottobre

Primo compito eseguito: ho chiamato il centro per chiedere. L’infermiera, o segretaria, non era molto certa ma, in particolare se si tratta di day-hospital, con le ferie in arrivo, non potrà essere prima di ottobre.

Time, it needs time
To win back your love again
I will be there, I will be there
Scorpions, Still loving you

Terza seduta psicologica

Anche oggi sono andata con M., io ero un po’ stordita. M. ha fatto un riepilogo dall’ultima volta e per le due settimane passate. Poi ho raccontato della visita di ieri, dell’ottima impressione che ho avuto del dottore e della perplessità sulla brevità della visita, di cui mi sono accorta solo una volta uscita.

La psicologa mi ha fatto notare di non aver chiesto le tempistiche, guardandomi interrogativa, quasi l’abbia fatto apposta: ma dài, no, non è vero! – Mo’ chiedo al mio subconscio se ne sa qualcosa? 😲

M. ha espresso il suo timore per la possibilità che io non possa fare l’operazione per le mie condizioni di salute, timore o speranza inconscia?

Ora dobbiamo lavorare su come dirlo a nostro figlio, ai miei figli.
E devo chiamare il centro del Niguarda per farmi dare dei tempi.
Appuntamento fra due settimane: mi raccomando i compiti! 😃