Stati d’animo: gli addii

Stazione.
Mi ha accompagnata al treno, per andare al lavoro, come normalmente succede nei fine settimana.

La saluto con un bacio, me ne scappa un altro e un altro ancora.
Il quarto atterra sulla guancia, perché si è girata. Commenta:
— Come sei affettuosa oggi!
— Mi manchi!
— Ma viviamo insieme!?

PTHUMPHTF!
Ma cosa ci faccio – io – (ancora) qui?!

“Come sei affettuosa oggi” pare ormai essere la sua safe word quando esagero e nel bacio metto po’ più di passione o lo ripeto… messaggio ricevuto!!!

“Pthumphtf!” è invece il suono che ho sentito distintamente dopo “Ma viviamo insieme!?”. Non so se a causarlo sia stato l’infrangersi del mio cuore, la caduta delle gonadi, un rigurgito d’orgoglio… o tutt’e tre.

So che la mia mente, con quel suono, è tornata istantaneamente indietro di cent’anni, al Futurismo e a questo quadro dal quale rubo il titolo. E che da stamattina mi risuona in testa questa canzone, forse per le difficoltà che ho ultimamente a respirare e…

Stati d’animo serie I. Gli addii

E poi mi sorprende…

Mi lamento, sempre, continuamente, mentre dovrei solo incensarla.

Perché sì, ripete sempre “poi si vedrà”, ma poi mi sorprende con gesti di profonda tenerezza, di affetto, di amore. Quando meno me l’aspetto e, spesso, quando ne ho più bisogno.
Un bacio, una carezza, uno sguardo…

L’amore glielo leggo anche negli occhi – almeno quando non la faccio arrabbiare – ed è profondo.

Io mi lamento e lei mi sorprende.

Io mi lamento e lei mi ama.

Io mi lamento Basta lamentarmi! Devo concentrarmi sull’amore che ho da dare e su quello che mi donerà, giorno per giorno… Poi si vedrà, ha ragione lei!

(No, sempre no, vi ho sentitə: non esageriamo! 🤭)

Paura e dolore

Ci ho pensato tutta la notte. E francamente pensavo di cancellare l’articolo di ieri.

Invece no. Perché riflettendo ho capito. E serve un mea culpa.

Mi rendo conto di essere tremendamente egoista: quello che sono non è colpa mia ma ancor meno sua. Mi è stata vicina molto più di ogni aspettativa.

Non posso pretendere che sia lesbica. Me ne ero illusa ma non lo è.

E di amore, per me, ne ha tanto. Forse anche più del mio per lei.

Gliel’ho letto negli occhi stamattina. L’ho sentito dal bacio.

Inizio a credere che il suo silenzio sia dovuto alle paure e al dolore che si tiene dentro. Dovrebbe aprirsi, magari con un aiuto professionale, ma non lo fa. E io la sto tenendo in trappola.

Io ho bisogno di liberarmi, ma lei ne ha ancora più bisogno e forse ha bisogno di liberarsi di me.

Non posso scaricare tutto su di lei, anche se ormai le domande in sospeso sono tante, troppe! Devo avere pazienza e rispettare i suoi tempi, anche se il mio futuro volge al fosco.

Ce la posso fare?

Buon anno!

Strano capodanno questo. Senza festeggiamenti, intimo, ristretto, coatto, e sicuramente più volto a festeggiare la fine di un anno per lo più da dimenticare che un nuovo inizio.

Stamattina mi sveglio e mi alzo relativamente presto. Torno a letto, anche se non riesco più a dormire mi riposo e spero in qualche coccola.

Anche M. si alza due volte e per due volte torna a letto. La prima si riaddormenta subito, alla seconda mi rigiro, mi saluta, ci baciamo.

Segue qualche leggera carezza che si lascia fare. Una volta mi bastava sfiorare la sua pelle nuda per sentire scorrere una forte energia, un grande piacere, benessere totale. Ora non ho sentito alcuna reazione, né della sua pelle né alcun fremito verso di me.

Le ho detto “ti amo, tanto!” — “Lo so.” — “E tu mi ami ancora, almeno un pochino?” — “Sì”, risponde, ma ben poco convinta.

Ci abbracciamo. Le tengo la mano e le cingo la vita. La bacio e appoggio la mia fronte sulla sua. Le rubo qualche istante di coccole. Non posso esagerare, sento che è già una concessione.

Non vuole più essere toccata da me. Sono triste ma devo accettarlo, è difficile per quanto la amo, per quanto ne sono ancora attratta: per me non è cambiato niente per lei, invece, è cambiato tutto. Mi bacia ancora, a volte li cerca lei, a volte frettolosamente a volte molto teneramente. Ma oltre non si va. Da tempo mi sembra che il nostro rapporto si stia raffreddando, dopo un lungo periodo di riavvicinamento.

Dopo tanti anni, fra alti e bassi, di complicità, supporto e sopportazione della mia lenta e lunga transizione – di cui lei sa da sempre – pensavo potesse continuare ad amare la persona che sono. Invece ora vede solo la donna che sono e questo la tiene lontana.

Non riesco a capire se sia una questione di non volermi amare o di non potermi amare. Cioè non so se sia più una sua scelta conscia – più o meno personale o indotta – piuttosto che una rifiuto inconscio verso un rapporto saffico.

Di sicuro è attratta dagli uomini – da fisici atletici, muscolosi, che io mai ho avuto – ma certamente non è omofoba. L’amore non è solo fisico e in tutti questi anni il sesso fra noi due, di fatto, è stato anche lesbico. Certo non posso chiederle di cambiare né di forzarsi, però tutto è cambiato quando il nostro segreto è diventato pubblico.

Certo, il percorso clinico mi ha cambiata – positivamente – sia psicologicamente che fisicamente e ormai non c’è più niente di maschile in me, salvo un’ormai inutile – e fastidiosa – appendice… e la ricrescita della barba. 😞

Sono cambiata, certo, ma la mia mente, le mie mani, la mia bocca, sono sempre le stesse. Il mio amore non è cambiato, forse solo cresciuto. Mi ha anche detto, in più di un’occasione, che io sono sempre stata donna. Ed è così: non lo sono diventata, mi sono solo scoperta, riconosciuta, dichiarata.

Per un po’ mi sono anche illusa – in particolare all’inizio – che potessi piacerle anche da donna… evidentemente mi sbagliavo.
Ma non posso che rispettare la sua volontà anche se è dolorosa da accettare.

Il proposito per l’anno nuovo? Vivere da donna al 100%.
donna 100%
… e coltivare, se non il suo amore, almeno il suo affetto e la sua amicizia.