Addio C3lla 😭

Mercoledì scorso, nel nubifragio che ha colpito la mia zona, la mia amata C3lla* è affogata in un avvallamento.

Inutile spingerla in secca – e devo ringraziare di cuore un operaio Econord per essere sceso sotto al diluvio per aiutarmi nell’ultimo tratto in salita, forse c’è un radar anche per queste situazioni.

Inutile la lunga agonia in terapia intensiva dal mio meccanico nella speranza che il danno non fosse irreversibile. Alla fine la sentenza: le bielle sono andate, il motore è bloccato, da buttare!
😭😭😭

Dopo una settimana di attesa e valutazioni stasera siamo andate per prenotare la nuova macchina. Qui, dove vivo io, non si può vivere senza.

Questo vorrà dire quattro anni di rate al limite del sostenibile, e la maxi-rata che per ora ignoro.

Questo, per la famiglia, vorrà dire tirare la cinghia per altri quattro anni, ma ci siamo abituate.

Questo, per me, vorrà dire addio alla logopedia per il mio vocione; addio all’elettrocoagulazione che servirebbe per completare il laser al volto, con cui fortunatamente ho (quasi) finito; addio al make-up grazie al quale ogni tanto mi parlano al femminile.

Niente più psicoterapia – sperando di non averne bisogno – e un taglio ad alcuni farmaci/integratori non dispensabili SSN, per non parlare di un paio di visite specialistiche di cui avrei necessità.
✂️✂️✂️

Detto questo so che c’è chi sta ben peggio di me, ma forse capite perché da quarantacinque anni sono convinta della necessità di un mondo migliore. Che non può nascere dal voto utile. Ecco, l’ho detto!
✊✊✊


* C3lla o Citrella, la nostra amata auto per oltre dodici anni. So che non ci si dovrebbe affezionare agli oggetti ma ne abbiamo passate così tante insieme…

Vaccinazione covid

C’è voluto un po’ di tempo per potermi registrare, come persona fragile, per prenotare la vaccinazione – e ancora sto aspettando la chiamata dall’unico centro ospedaliero dal quale sono seguita, più o meno ufficialmente, al quale ho chiesto di essere inserita negli elenchi come indicato dal medico curante.

Ci sono stati anche vari tentativi di iscrivermi via portale della Regione – sì, quella dell’eccellenza, riguardo la Sanità! – e per farla breve, alla fine, quando ormai stava arrivando la possibilità di iscrivermi per fascia di età hanno aggiunto sul portale la possibilità di auto-dichiararsi come “fragili”… non avrei mai voluta passare davanti a chi ne aveva più urgenza ma, sulla carta, per le mie patologie, sarei dovuta essere calendarizzata subito dopo gli ultra-ottantenni.
Finito il pippone politico passo alla cronaca che più mi riguarda.

Arrivo al centro vaccinale, accompagnata da M., e devo dire che l’organizzazione sono state eccellenti.

Mi accolgono tuttə al femminile, con un po’ di titubanza la tavolo della reception, dopo aver visto il nome sul foglio di prenotazione, che mi chiede il tesserino sanitario – anche – per conferma.

Nel percorso si rivolgono sempre al femminile, finché non entro nella stanzetta per la vaccinazione. La dottoressa al computer, dopo aver visto carte e tesserino, passa al maschile. Io continuo con il femminile.

La dottoressa che mi sta per inoculare il vaccino invece prosegue al femminile e apprezza la mezza-manica corta della mia maglia: “l’ho messa apposta, mi sembrava più semplice per voi”.
E anche la collega si adegua al femminile.

Per la vaccinazione mi sono truccata, leggermente, orecchini carini, il mio solito abbigliamento, borsa… Insomma: sono nata XY, il mio corpo è quel che è ma il suo linguaggio urla “SONO UNA DONNA”, e inizia a funzionare.

Terzo trattamento laser

Decisamente avrei dovuto iniziare molto prima. Tanti anni prima.

L’eliminazione dei peli del volto è considerato un trattamento “estetico”. I proverbi narrano che “donna barbuta è sempre piaciuta”. Ma è davvero così?

No, non lo è! Se non mi rado a fondo – con una pelle delicatissima e pelo durissimo – e non correggo con fondotinta, quell’orrendo alone scuro sul volto mi identifica istantaneamente e senza dubbio: uomo! Ma io sono una donna.

Specularmente, chi fa il percorso FTM, non vede l’ora di veder spuntare i primi peletti, del primo accenno di barba, per poter essere riconosciuto nell’universo maschile: brutta bestia l’accettazione sociale!

Prima di divagare, dicevo che avrei dovuto iniziare prima, perché, che sia più o meno accentuata dalla variazione di TOS, con l’età il pelo tende a sbiancarsi e, ahimè, perché il laser funzioni a dovere il pelo deve essere nero: quello più brutto e visibile, peraltro.

Chiedo un parere alla dottoressa – il tipo di laser che faccio io, ad alessandrite, non è un intervento estetico ma un trattamento medico e richiede personale medico specializzato per l’effettuazione – che mi prospetta un minimo di altre tre sessioni… con la speranza di poter far fronte alla spesa.

La fatica aumenta. Il risultato si allontana.

Per l’apparenza ci vuol sofferenza

Oggi primo ciclo di depilazione laser al volto.

Barba di un giorno, baffi di due – ché ultimamente crescono più lentamente – con tanta fatica per guardarmi allo specchio ed effetto grattugia sulla mascherina.

Piacevole? No, per niente!
Insopportabile? No, neanche.

Per lo più sembrano una serie di punture ravvicinate: non ho mai fatto un tatuaggio ma all’inizio ho pensato a un effetto simile.

Il dolore diventa molto più intenso avvicinandosi al bordo della mandibola e al mento. Comunque sempre sopportabile.

Il vero “divertimento” arriva con la zona baffi dove ogni spot è una staffilata penetrante: io poi sono molto sensibile nella zona del naso e mi ha provocato starnuti e lacrime.

Però sono sopravvissuta, gli spot sui baffi sono pochi e la dottoressa mi ha concesso adeguate pause ogni tre o quattro impulsi.

A proposito di naso, la puzza di pollo bruciato si sente, molto, fastidiosa ma anche questa sopportabile: fortunatamente il getto di aria freddissima usata per rinfrescare la pelle la allontana velocemente. Più fastidiosa forse dopo, con la mascherina indossata, che intrappola e vizia l’aria.

Ah, la dottoressa si è sempre rivolta a me al femminile, chiamandomi Chiara, nome che ho solo indicato fra parentesi nella scheda anagrafica, senza neanche chiedere di usarlo. Ma credo che il mio linguaggio, sia verbale che del corpo, indichi chi sono in modo inequivocabile.

Oui, c’est moi!

C’mon baby, light my fire!