Dolori e gioie

Dopo i dolori e la stanchezza di oggi, più che ripagate dall’incontro “dal vivo” di carə compagnə, stasera mi stanno riesplodendo le ghiandole mammarie, credo sia la quarta fase…

In particolare quella di destra, che finora è sempre stata la piccolina e ora sembra voler diventare la sorella maggiore.

Che l’esposizione prolungata a tanto femminismo e transfemminismo sia un potente catalizzatore ormonale? 🤔

Fanno male ma pur non essendo masochista è un dolore che accolgo con piacere. Credo sia difficile da comprendere da chi non sta facendo il mio percorso: per me è un dolore di affermazione! 👍

Le lacrime che prima e dopo cena erano di dolore intenso, e che più tardi sono riprese – “vabbe’ succede” – dopo essermi spalmata l’estradiolo, ora sono lacrime di gioia, dolorosa – ma neanche così tanto.

Qualcosa si muove

Basta piangere. È ora di agire. E di risolvere.

Appena sveglia cerco i contatti e provo a chiamare i CPS di Azzate – su consiglio di un un caro amico a cui hanno rilasciato certificazione che, nel suo caso, è stata accettata dal Tribunale – e di Varese – se Laveno non ha competenze, anche perché sotto-organico, essendo capoluogo ha più probabilità di potermi aiutare.

Come mi aspettavo i telefoni squillano a lungo, a vuoto od occupato.
Nel frattempo ne approfitto per scrivere direttamente al dr. Bini, come mi ha suggerito ieri la segreteria del centro di Niguarda.

Il responsabile del servizio per l’adeguamento delle identità di genere – nonché del Centro per la Fertilità e Sterilità – mi risponde poco dopo, informandomi di aver inoltrato la richiesta a chi di dovere. Non so a chi ma vedrò come procede, quando mi ricontatteranno.

Poco dopo finalmente si libera la linea di Azzate e riesco a parlare con un’infermiera. Le spiego la mia situazione e il mio problema. So che i CPS sono suddivisi per competenza territoriale ma non potendo essere aiutata da Laveno – cui dovrei far capo, per residenza – né, dal punto di vista psichiatrico, da Niguarda – accettano di considerare la mia richiesta e mi danno le informazioni per accedere al centro, con un triage infermieristico prima di prendere appuntamento.

In pomeriggio mi richiamano: si sono giustamente consultate con Laveno che, saputo che Niguarda non mi può aiutare, pare siano ora più disponibili a provare ad aiutarmi.

In ogni caso martedì si consulteranno con lo psichiatra del centro per capire come aiutarmi. Rimangono comunque disponibili nel caso Laveno non possa aiutarmi.

Richiamo quindi Laveno e parlo con l’infermiera con cui mi sono sempre trovata in empatia. È lei che ha parlato con Azzate. Le rispiego le mie necessità, le carte – del tribunale e dell’avvocato – le ha già in mano. Domani parlerà con la dottoressa per capire se posso avere un incontro con lei e cosa possono fare con me.

La informo che avrò una risposta da Azzate per martedì e rimaniamo d’accordo di aggiornarci la prossima settimana.

Non c’è ancora una soluzione ma almeno non è più tutto nero.

Sono stanca. Sono sempre molto stanca, ultimamente. Ma almeno non piango. Non oggi.

A cena fuori

Dopo due giorni di risvegli stranamente – direi quasi incomprensibilmente – euforici, ieri mi sono addormentata piangendo e piangendo mi sono svegliata stamattina.

Poi al corroborante sfogo con il gruppo AMA è seguito un turno di lavoro sotto il sole già torrido – in cui mi sono chiesta se arriverò a fine estate, quest’anno. Ne sono uscita stanca, sfinita.

Stasera usciamo a cena, per festeggiare. Elettricità nell’aria e non è solo il temporale. Esco stanca e nervosa. Torno satolla, leggermente inebriata, serena, quasi felice. Potere del cibo, dell’alcool, ma soprattutto del passare un bel momento con la famiglia.

Mentre mi spalmo gli ormoni mi viene in mente la giornata di domani: devo tornare al CPS, con nuovi documenti, per provare ad accelerare il nuovo iter psichiatrico.

Già: mi tocca ancora il vaglio dellə strizzacervelli. Un’altra volta. Un’altra volta devo – e non voglio – essere valutata come soggetto potenzialmente malato.
Se decido di mettermi a nudo, in cerca di aiuto, come ho fatto con lo psicologo, è una mia scelta. E mi è servita, lo rifarei.

Se invece ti impongono di spogliarti, voi come lo chiamate?!

E via… un’altra notte a piangere: ma i miei occhi non sono già abbastanza belli? Be’, no, certamente non “adesso”!

Natale in zona rossa

Odio il Natale, lo sapete. Non odio la festa in sé ma il senso della festività è tutt’altro che commerciale e luculliano.

Quest’anno, forse unica positività della pandemia, i festeggiamenti sono stati solo della famiglia stretta. Non fraintendetemi: amo i miei suoceri – con i quali eventualmente avremmo festeggiato – e mi vogliono bene… ma non ce la fanno ancora a parlarmi al femminile. E in ogni caso, ogni pranzo natalizio ha suoi protocolli, spesso per me indigesti. Quindi, in questo caso, ben venga l’isolamento.

Ed è stata una bella giornata, senza stress e senza fatica – sushi d’asporto e gastronomia – finché, complice un po’ d’ebrezza alcoolica e alimentare, durante una pausa del banchetto, un po’ per scherzo un po’ – tanto – per desiderio – lei oggi era bellissima! – ho detto a M. che stasera avremmo potuto “bruciare un po’ di calorie”.

Nessuna risposta verbale, ci hanno pensato corpo, viso e occhi.
Espressione fra lo schifo e il compatimento.
Forse avrei avuto più successo proponendole di tuffarci in una calda vasca di letame fresco.

Ingoiata anche questa, soffocando pianto e lacrime per non guastare la festa, rientro nei miei ranghi. Oltre a qualche bacio non posso andare, anche se negli ultimi giorni erano più morbidi, affettuosi. Mi sono illusa. Ho sbagliato!

A fine giornata non posso che essere contenta sia finita anche se so che fra un anno ci sarà un altro Natale.

***

Appena pubblicato questo articolo mi propone un altro brindisi, poi mi bacia, chiede un abbraccio, mi ribacia e mi saluta per la buonanotte.

Lo so, mi dovrei accontentare: sono molto fortunata ad averla ancora al mio fianco. È solo che ogni tanto sento il desiderio di stringerla, accarezzarla, coccolarla,… fare l’amore.

Non è un generico bisogno di sesso, è voglia di farlo con lei, solo con lei. Lei e solo lei risveglia i miei sensi. La amo, mi piace, mi attira… La TOS ha neutralizzato l’apparato genitale ma il cervello è ancora attivo! Che ci posso fare?