Pride: orgoglio?

Oggi ho perso il secondo di una coppia di orecchini che comprai tempo fa, con motivo “pride”: fondo rainbow con simbolo lesbico.

Il primo mi cadde tempo fa in camera da letto. Si deve essere infilato in qualche interstizio diabolico dei mobili.

Oggi mi sono accorta del secondo, al lavoro, scendendo dall’auto: ho sentito qualcosa all’orecchio, la farfallina era ancora attaccata all’orecchio ma l’orecchino – con tanto di perno – non c’era più.

L’ho cercato a lungo di fianco alla macchina: come può essere caduto l’orecchino prima della farfallina? Boh!

Credo che a volte alcune cose, alcune oggetti, specie quelli a cui ci si affeziona maggiormente – come questo paio di orecchini! – scompaiano per un motivo.
Magari non sono scomparsi, ma si sono spostati in altra dimensione?

Il motivo va cercato nella vanità? O nell’orgoglio?

Be’ sì, all’orgoglio ho pensato: ieri, il giorno della mia prima udienza per la riassegnazione anagrafica e chirurgica, era anche l’inizio del mese del Pride.

Primo di giugno, come l’anno scorso, quando iniziai la TOS.
Pride: orgoglio.

Orgoglio: un peccato grave, secondo la Chiesa.
Orgoglio: ne ha rovinati più lui che il petrolio, secondo Vasco Rossi.
Orgoglio LGBTQIA+: questo è il Pride.

Mi sono chiesta: “sono orgogliosa di essere trans?”.

No! Perché dovrei doverlo? Essere trans è, per me, una normale condizione umana. Non me ne vergogno ma non ne posso neanche essere orgogliosa.

Sono invece orgogliosa di combattere socialmente e politicamente per il mio diritto di esistere, di essere rispettata, di non essere insultata o picchiata, perché qualcuno mi ritiene “diversa”.

Orgogliosa di combattere, oltre che per me, per e al fianco di tutte le persone LGBTQIA+, e non solo: anche per e al fianco di tutte le donnə, di tutte lə personə discriminate per etnia, religione, abilità, genere.

Mi manca quell’orecchino, anzi mi manca quel paio di orecchini. Ma sono un motivo, uno stimolo in più di orgoglio per la mia, la nostra lotta. Anche se non li posseggo più. E forse lo sono anche maggiormente, proprio per non esserne più in possesso: li ho persi ma non ho perso l’orgoglio che rappresentavano.

Non posso che concludere rimandando, ormai ritualmente, al discorso di Nomi, che citai in occasione dell’ultimo Pride celebrato in piazza: ci ritorneremo, per le strade!

Non posso però dimenticare che oggi è anche la festa della Repubblica, il 75o anniversario del referendum che la sancì, e del primo voto concesso, in Italia, alle donne.

Viva la Repubblica! Viva lə Donnə!

E già che ci siamo: abbasso il cis-etero-patriarcato! 🏳️‍🌈

Terzo trattamento laser

Decisamente avrei dovuto iniziare molto prima. Tanti anni prima.

L’eliminazione dei peli del volto è considerato un trattamento “estetico”. I proverbi narrano che “donna barbuta è sempre piaciuta”. Ma è davvero così?

No, non lo è! Se non mi rado a fondo – con una pelle delicatissima e pelo durissimo – e non correggo con fondotinta, quell’orrendo alone scuro sul volto mi identifica istantaneamente e senza dubbio: uomo! Ma io sono una donna.

Specularmente, chi fa il percorso FTM, non vede l’ora di veder spuntare i primi peletti, del primo accenno di barba, per poter essere riconosciuto nell’universo maschile: brutta bestia l’accettazione sociale!

Prima di divagare, dicevo che avrei dovuto iniziare prima, perché, che sia più o meno accentuata dalla variazione di TOS, con l’età il pelo tende a sbiancarsi e, ahimè, perché il laser funzioni a dovere il pelo deve essere nero: quello più brutto e visibile, peraltro.

Chiedo un parere alla dottoressa – il tipo di laser che faccio io, ad alessandrite, non è un intervento estetico ma un trattamento medico e richiede personale medico specializzato per l’effettuazione – che mi prospetta un minimo di altre tre sessioni… con la speranza di poter far fronte alla spesa.

La fatica aumenta. Il risultato si allontana.

Matita agli occhi

Stamattina devo andare al lavoro. Mi guardo allo specchio, guardo l’ora e decido: “Dài, c’è tempo per un filo di matita”.

Passo e ripasso solo la palpebra superiore, rima interna, calcando un po’ verso l’esterno. Matita blu, come i miei occhi.

Mi guardo allo specchio: mi piaccio. Tanto!
Vanità delle vanità.
Ma ogni tanto ci vuole, no?!

Non sarò più donna solo per un filo di trucco ma mi piaccio: questo è l’importante. Non lo faccio per il mondo, lo faccio per me!
E mi piace piacermi. 😉

A proposito, sono ancora una frana con il trucco: si accettano consigli ma non indirizzatemi ai tutorial youtube: io sono una boomer, una top boomer 😜 – avete visto in che data inizia il blog?

C’era una volta: il Pirata Barbanera, l’Imperatore Barbarossa… e Chiara Barbabianca

Secondo giro di laser alla barba.

Dopo il primo trattamento la barba cresce più lentamente. La rado sì e no ogni due giorni.

Solo per il secondo trattamento laser l’ho lasciata crescere un po’ di più – serve il pelo un po’ lungo, un millimetro – e 😱orrore😱 è quasi tutta bianca!
Solo lasciandola crescere me ne sono accorta.

Sì, mi sembrava si vedesse di meno… speravo fosse dovuto sia al laser che al procedere della terapia. Il pelo avrebbe dovuto diventare più fine, più debole, anche più chiaro… ma bianco!?

Sarà colpa dell’età? Sarà la nuova formulazione di Estradiolo, spray, che nominalmente ha un dosaggio maggiore ma di fatto non ha quasi effetto su di me, con conseguente risveglio di erezioni mattutine 😱 e perdita di tonicità al seno? 😱

Temo di aver aspettato troppo a iniziare i trattamenti al viso. Ma, ahimè, le priorità economiche finora erano sempre state altre. 😢

Per l’apparenza ci vuol sofferenza

Oggi primo ciclo di depilazione laser al volto.

Barba di un giorno, baffi di due – ché ultimamente crescono più lentamente – con tanta fatica per guardarmi allo specchio ed effetto grattugia sulla mascherina.

Piacevole? No, per niente!
Insopportabile? No, neanche.

Per lo più sembrano una serie di punture ravvicinate: non ho mai fatto un tatuaggio ma all’inizio ho pensato a un effetto simile.

Il dolore diventa molto più intenso avvicinandosi al bordo della mandibola e al mento. Comunque sempre sopportabile.

Il vero “divertimento” arriva con la zona baffi dove ogni spot è una staffilata penetrante: io poi sono molto sensibile nella zona del naso e mi ha provocato starnuti e lacrime.

Però sono sopravvissuta, gli spot sui baffi sono pochi e la dottoressa mi ha concesso adeguate pause ogni tre o quattro impulsi.

A proposito di naso, la puzza di pollo bruciato si sente, molto, fastidiosa ma anche questa sopportabile: fortunatamente il getto di aria freddissima usata per rinfrescare la pelle la allontana velocemente. Più fastidiosa forse dopo, con la mascherina indossata, che intrappola e vizia l’aria.

Ah, la dottoressa si è sempre rivolta a me al femminile, chiamandomi Chiara, nome che ho solo indicato fra parentesi nella scheda anagrafica, senza neanche chiedere di usarlo. Ma credo che il mio linguaggio, sia verbale che del corpo, indichi chi sono in modo inequivocabile.

Oui, c’est moi!

C’mon baby, light my fire!