Sogni di fuga

Stanotte ho sognato di evadere da una specie di manicomio a bassa sicurezza in cui ero rinchiusa, aiutata da mia moglie che era venuta a trovarmi.

Scavalco in un punto facile, salto, atterro e inizio a correre – eh, bello come può funzionare il corpo nei sogni! 😃

Poco dopo butto cellulare e borsa – quella da coscia che uso al lavoro. Me ne pento subito ma almeno così, penso, non mi possono rintracciare.

EquisetoNella fuga mi ritrovo in una valle ampia, verde, coltivata, direi del Trentino, per orografia. Mi infilo in un canneto, una specie di campo di equiseto gigante, dalle foglie lanceolate, verdi e con l’interno più chiaro, con una bellissima cima fucsia, che mi ricorda NON UNA DI MENO: mi rilasso, rallento. Il mio cuore è felice, mi sento al sicuro.

Uscita dal verde mi ritrovo in zona urbana e mi metto in coda – lunga – per i bagni pubblici. Sono quasi tutte donne, tranne un uomo che si lamenta perché occupano anche i servizi maschili.

Le porte non si chiudono – non ci sono o forse non vogliono chiuderle?
Tutte salgono accovacciate sulla tazza, mostrando la schiena. Io non riuscirò mai a salire così, ma non posso farla in piedi né mi potrei sedere senza porta: si vedrebbe il coso. 😱

Il “bisogno” è reale – come sempre, quando sogno toilette e minzioni – e mi sveglio per andare in bagno, interrompendo la storia, la “fuga”, che mi piacerebbe riprendere quando torno a dormire, per vedere come finisce.

Nel frattempo, per quanto intontita, una cosa la so bene: il coso NON LO VOGLIO PIÙ!

Il sogno riprende ma a modo suo, ovviamente. Non mi ricordo – al risveglio – che cosa sia successo. Ho solo tracce – o forse un mero sentore – di viaggio e avventura, che peraltro sono un po’ il mio standard onirico.

In ogni caso al risveglio avevo ben scolpita in testa, come se la stessi pronunciando realmente, questa frase, che potrebbe essere l’incipit del mio nuovo romanzo, se sapessi scrivere e se non fosse che forse potrei già pubblicare un libro con tutti quelli che mi sono segnata, da qualche parte:

«Sta pensando alla paura ma non ne prova: non se ne sente l’odore».