Mia zia è morta nella notte dello scorso 4 giugno. Per me era come una seconda madre, perderla è stato altrettanto doloroso, nonostante ce lo potessimo aspettare ormai da qualche mese.
C’era un legame molto forte fra di noi. Fin da piccola, quando veniva a trovarci con lo zio, al momento dei saluti mi nascondevo dietro la gonna di mia madre, gliela tiravo e le sussurravo – non così piano forse, visto che la zia se lo ricordava benissimo – di chiedergli di fermarsi per cena. E quando è morta mia madre, sua sorella, il mio affetto per lei, se possibile, è aumentato.
Ora non posso più sapere come avrebbe accolto la mia transizione ma credo che qualcosa l’avesse capito: la borsa che porto tutti i giorni me la regalò lei quasi due anni fa e nonostante non mi abbia mai vista indossarli qualche tempo fa mi chiese “Tu porti gli orecchini? Hai il buco, vero?”… e la sua vista era piuttosto debole per vedere i fori ai lobi.
Per essere una donna del 1922, educata da genitori dell’Ottocento, aveva una mentalità molto aperta. Ricordo che era molto affezionata a una coppia gay – passavano quasi sempre il Capodanno insieme – e ci rimase malissimo quando alla morte del compagno i parenti buttarono fuori di casa il suo conoscente, privandolo di ogni eredità, di ogni ricordo: il tempo delle unioni civili era ancora lontano ma per mia zia l’Amore era Amore. Punto!
E mi amava, tanto, come io amavo lei.
E chissà, ripensandoci, come l’avrebbe presa mia madre. Si sarebbe sentita sollevata per non essersi sbagliata quando sentiva crescere una bimba nella sua pancia, o si sarebbe vergognata, mi avrebbe rifiutata, ripudiata…
No, anche lei mia amava molto. Preoccupata, sì forse si sarebbe preoccupata per me – e per i suoi nipoti – ma credo avrebbe continuato ad amarmi.
Purtroppo se ne è andata troppo presto. Prima che anch’io potessi accettarmi completamente. Però già indossavo il reggiseno… chissà se se ne sia mai accorta? E mia zia?
Mancano 24 giorni alla visita al Niguarda!