Nove ore fra viaggio, attese, ritorno e circa quindici-venti minuti di valutazione. In cui, non avendo, la dottoressa, la mia cartella, ho dovuto anche fare un po’ il riassunto della puntata precedente.
Mi sarò forse abituata male con la psicologa del CPS, sempre accogliente – per quanto mi abbia fatta piangere e sentire male – rispetto a un carattere duro, secco, che per niente mi fa sentire a mio agio. Forse è questa la differenza fra psicologia e psichiatria? Io non ho esperienze e molto probabilmente fa il suo mestiere.
Forse la psicologia usa lo stucco per riparare i buchi mentre la psichiatria usa punta e mazzetta – qui cito, involontariamente e direi impropriamente, salvo per il nome, di cari amici, che ricordo volentieri – per scoprire il marcio sotto la superficie?
Io imbarazzatissima a descrivere le mie preferenze sessuali, il mio desiderio di una vagina, penetrabile, ma da “una” donna – una, che non credo gradirà né lo farà mai –, e lei forse altrettanto imbarazzata, o forse ne ha sentite ben di peggio.
In ogni caso il prossimo appuntamento sarà a gennaio, e mi darà il nulla osta per gli ormoni. Dita incrociate e metto in fresco una bottiglia da stappare col botto… Ok, lo so, io non dovrei bere… ma ci sta, no?!
Ma festeggiamenti brevi: dopo aver sentito che alla prossima avrò il nulla osta per gli ormoni, prima di congedarmi ho chiesto, con forte imbarazzo emotivo, quasi balbettando: “ma poi dopo il prossimo appuntamento è finita?”. “No, no, il percorso sarà lungo!”.
Ogni tempo giunge a chi aspettare sa può.