Sarò ripetitiva ma anche oggi avevo una visita in ospedale.
Oggi ho parlato da subito al femminile. In genere cerco di parlare neutro. Oggi no: sono donna e parlo come tale, basta nascondermi!
La visita era per la terapia del dolore: ebbene sì, sono un po’ impasticcata e forse per questo non ci hanno fatto caso o semplicemente non l’hanno notato.
Ancora una volta, all’elenco dei farmaci, questa volta la dottoressa: “scusi, ma come mai Estradiolo?”.
“Sono in terapia per l’adeguamento dell’identità di genere”.
“Ah, scusi!”.
“Non si deve scusare, sono fatta così”.
La visita è proseguita normalmente anche se continuava a rivolgersi al maschile, nonostante continuassi a rispondere al femminile. Ma sono rimasta contenta della visita, un po’ meno della terapia, che speravo di cambiare per essere meno stordita, almeno non più di quello che sono di mio, e purtroppo diminuire i dosaggi è stato un doloroso fallimento.
Devo dire, però, che anche a Niguarda, nel reparto che mi segue, burocraticamente, per le cartelle, per i documenti, per le infermiere, sono un uomo. Solo durante le visite mediche sono “Chiara”. Di nome e, spero, di fatto. 😉