Stamattina M. mi ha svegliata proprio mentre sognavo che ci abbracciavamo, le accarezzavo il seno, e limonavamo duro. Abbraccio sempre più intenso. Sensazioni forti, fortissime. Un crescendo che… non saprò mai come sarebbe andata a finire. – Sì, stesso sogno di pochi giorni fa, ma più, più, più!
Le ho subito detto che ha interrotto un sogno bellissimo, ma anche che lei è più bella dal vivo. Poco dopo ho aggiunto che era parte del sogno e ci stavamo facendo le coccole. Mi ha guardata ancora con quell’aria un po’ birichina, un po’ maliziosa, un po’ compassionevole. Senza parlare.
La stessa aria di ieri sera quando le ho detto che avevo una voglia incredibile di fare all’amore con lei. Sempre senza dire niente.
Di questo, del lavoro, e soprattutto della mia crisi d’identità ho parlato oggi con lo psicologo.
Crisi, sì, forte! Forse non sono stata così esplicita il 12 agosto: da quando ho rincominciato a lavorare il mio ruolo “maschile” mi confonde molto duramente.
Sono arrivata anche a sentire fastidio nell’essere appellata al femminile da M., cosa che finalmente da qualche tempo fa sempre, almeno elidendo il nome maschile per renderlo neutro, proprio come le avevo chiesto, se non riusciva – o se, in alcune situazioni non poteva – chiamarmi “Chiara”.
Non so cosa mi sia successo in quei giorni. Complice forse l’invecchiamento e il mancato festeggiamento tradizionale. La stanchezza del lavoro: giornata dura, lunga, ed è la seconda volta, nella mia vita, che lavoro il giorno del mio genetliaco.
Veramente non sapevo più chi e cosa fossi. Mi ha spaventata. Terribilmente!
Ma toccandomi: seno, gambe, cosce, sedere… ho capito che questo è il mio corpo, quasi, non ancora, ma in evoluzione. Che io sono una donna, ancora in trasformazione, ma una donna.
Non ho visto spaventarsi il mio psicoterapeuta mentre lo raccontavo. Ma effettivamente quello di non turbarsi forse è proprio il suo ruolo. Comunque mi ha rassicurata. E io sono già rientrata nei miei panni. Quelli di Chiara… almeno quando non lavoro, fin quando farò coming-out.
Ne ho tanto bisogno e altrettanta paura.
Ci sto lavorando, e lo psicologo mi aiuta.