Sciolta

Oggi sono quattordici anni senza mia madre. Intorno a quest’ora, quella in cui quasi scusandosi sussurrò “devo andare” e si spense, nonostante il tempo, sono sempre triste e difficilmente riesco a trattenere le lacrime.

Dopo il mio sollecito di ieri, M. mi ha già comunicato, durante il breve tragitto stazione-casa, la sua scelta che è per lo scioglimento del matrimonio: non se la sente di continuare, almeno dovendo prendere una decisione così “veloce”.

In fondo me lo aspettavo – da brava pessimista – e, per lei, potrebbe anche essere la soluzione più naturale.

Solo che comunicato nell’anniversario della morte di mia madre, nonostante sul momento sia riuscita a contenermi, quando si sono avvicinate le 21.30 gli argini non hanno retto e ho iniziato a inzuppare fazzoletti su fazzoletti.

Le lacrime stasera sono per mia madre, ma non si fermeranno con la mezzanotte e, per quanto lo pensi, non sono solo per lei.

So che dovrei accettare la risposta senza insistere… ma ce la posso fare? Posso lasciarla andare così, senza almeno riprovare a ragionare e valutare pro e contro della conversione in unione civile.

Voglio, devo provarci ancora. Non riuscirei a sopportarmi se non lo facessi.

Ovviamente nel pieno rispetto.

Should I stay or should go?

Fra cinque giorni incontrerò il mio avvocato per consegnargli i documenti e iniziare il percorso legale per la riconversione anagrafica e chirurgica.

Non vedo l’ora, non fosse per l’ansia di non sapere ancora se ne conseguirà scioglimento o riconversione in unione civile.

Ah, come vorrei rimanere sposata, esattamente come lo sono ora!
La sposa cadavere

Chiedendo a mia moglie altre mie foto, fra le sue, da dare all’avvocato, le ho ricordato che venerdì prossimo dovrei dire all’avvocato cosa sarà del nostro matrimonio: aveva capito di avere un anno, non solo un mese, per pensarci!

Ma secondo voi si chiede una risposta a distanza di un anno? Io forse mi dimenticherei la domanda, in dodici mesi. 🤔

In realtà è da circa un anno che le spiegai i due possibili scenari, non essendoci la possibilità di rimanere sposate, la risposta fu la solita: “ci penserò”.

Io posso solo immaginare la sofferenza che le ho causato e che lei nasconde a me e, forse, a lei stessa. Non sono una psicologa e non posso capire cosa stia passando. Forse è ancora in fase di negazione, dopo quindici anni, di cui tredici di complicità e due di allontanamento fisico.

E posso solo ringraziarla, un’altra volta, per avermi accompagnata fin qui. Con un costo, temo a questo punto, troppo alto, per lei.

Da pessimista, a questo punto, non posso che prevedere la richiesta di scioglimento… e, per consolarmi, pensare che mi verranno gli occhi belli.

Concludo con un brano dei Clash, che, a questo punto, dà anche il titolo a questo articolo.