Credo sia opportuno un piccolo prologo, rileggendo gli ultimi articoli.
No, non sono in crisi pre-adolescenziale, non sto aspettando di incontrare una nuova potenziale fidanzatina – ve l’ho mai detto quanto sia innamorata di M.?.
È la prima volta, invece, che, in ambito lavorativo, mi capita di essere introdotta e presentata come donna. Punto. E basta.
Se ieri eravamo entrambe in fuga, stamane siamo all’inizio della giornata.
Si affaccia nell’ufficio dove io e il mio collega abbiamo la scrivania condivisa, sta per uscire ma appena mi alzo si avvicina e finalmente ci presentiamo.
Odio le toccatine di gomito!!! Ma ormai è l’unico gesto formale – sul quale si può lungamente discutere riguardo l’igienicità, visto che ci insegnano a starnutire nel gomito per poi strofinalo su quello di altrə.
Non sono una dal contatto fisico facile, con persone con cui non abbia almeno una certa intimità, ma sto sviluppando una seria crisi d’astinenza da abbracci o, almeno, strette di mano.
Mi accoglie con molta gentilezza. Mi sembra subito simpatica.
Nella giornata, quando ci rincontriamo, mi saluta sempre “Ciao Chiara”. Senza esitazioni e sempre con simpatia.
Ecco, qui mi viene un cruccio: al lavoro tutti mi salutano “Ciao Chiara”, tutti si salutano per nome. Io non lo faccio mai: saluto sempre, “Ciao”, “Buongiorno”, ma non aggiungo mai il nome del* destinatariə.
Ogni tanto mi sento in colpa, ma non sono abituata. Anzi sono proprio abituata a non usare il nome. Un po’ perché con i nomi sono spesso un disastro, impiego troppo tempo a impararli e ogni tanto me li dimentico. Ma soprattutto per una questione d’abitudine.
Che sia orsa lo so, lo sapete – a volte me ne vanto, ma non ne sono così orgogliosa – ma ogni tanto sospetto di poter apparire sgradevole o quanto meno antipatica. Ma per quanto possa sembrare difficile crederlo, la mia indole è molto timida. Chi mi conosce sa che sono fatta così. Spero di non deludere, a prima vista, chi ancora non mi conosce.
Già da prima di incontrare la nuova non-collega mi domandavo: “le avranno già detto di me?”. È stata così gentile, carina, neanche un minimo di perplessità…
Poco dopo scopro che il collega a cui è stata affiancata l’aveva preavvisata.
Me lo dice lui, in privato, scusandosi ma ritenendo che fosse meglio dirglielo.
Lo ringrazio. I coming out sono emotivamente dispendiosi, li evito volentieri. Però un po’ cancella la sensazione di piena accoglienza di cui mi ero un po’ illusa.