Oggi per me e molte altre persone che, come me, vent’anni fa eravamo a Genova è un giorno di sofferenza. Di grande sofferenza. Questo anniversario è anche tondo, il che lo fa rimbombare di più.
Non è questo il luogo, per quanto politico, per affrontare il ricordo di quei giorni. Da quel giorno, dopo aver respirato a lungo – direi gratuitamente – gas CS, i miei polmoni non sono stati più gli stessi, nonostante fumassi già da molti anni. Fra tutti i miei acciacchi, ora che sono in TOS e attendo l’operazione di riassegnazione chirurgica del sesso, i problemi di respirazione si fanno sentire sempre più e potranno essere problematici, se non ostativi.
La ferita più grave, di Genova, è però psicologica: in questo giorno, da vent’anni, soffro e piango ricordando. Oggi però ho anche la visita psichiatrica per la relazione richiesta dal tribunale.
Lo so da tempo, ma non vorrei che le mie emotività per questa giornata possano influire sulla mia valutazione.
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La dottoressa l’ho già incontrata, in un’occasione che non mi piace ricordare ma mi ricordo di lei come figura positiva. Lei ovviamente non si ricordava di me, finché non ha visto le carte del PS che ho inserito nella varia documentazione che ho portato con me: ho già portato varie copie al CS ma una copia in più serve sempre. 😉
Non posso che confermare la mia impressione sulla dottoressa: gentilissima, disponibile, attenta, interessata, ascolta e chiede chiarimenti per ogni termine o situazione che non conosce. Da subito si è dichiarata senza conoscenze sulla disforia di genere e sulle transizioni. Ma, appunto, rimane allibita dal fatto che ci serva una diagnosi psichiatrica di disforia di genere per accedere al percorso: “voi non siete malati, perché dovremmo patologizzarvi?!”.
Fra di noi c’è uno schermo di plexiglas che evita che possa abbracciarla fisicamente, da parte mia e di tutto il movimento trans*. Resta comunque forte l’abbraccio virtuale che spero abbia letto nei miei occhi.
Quando poi le spiego l’evoluzione fra disturbo del DSM-IV, disforia del DSM-V e incongruenza dell’ICD-11, dopo aver apprezzato lo spostamento della nostra condizione nella salute sessuale mi ringrazia dicendomi: “lei ne sa ben più di me!”.
Nel frattempo segna, legge, scrive, domanda. Ma soprattutto, alla fine mi informa che dovrebbe avere tutte le informazioni per scrivere la relazione. In caso di incertezze mi chiede la disponibilità per essere contattata per integrazioni che ovviamente confermo con entusiasmo.