Anche la compagna di stanza ha parlato con me sempre al femminile e amabilmente – nonostante il mio aspetto orrendo, dopo quasi una settimana di ricovero.
Sto meglio ma non mi sono ancora ripresa, più che altro mi hanno fatta uscire (cit.) “prima che mi prendessi qualcos’altro in reparto” e – aggiungo io – per liberare letti, ché domani in Lombardia si riapre in zona gialla!
L’idea di uscire dalla dependance dell’Inferno, per quanto deluxe, mi è piaciuta subito.
Scopro a casa che anche sul foglio di dimissioni, ovviamente intestato anagraficamente, vengo citata al femminile!
Sarò fortunata – a parte la malattia, ma comunque sono uscita da là – però farsi conoscere, con pazienza – io ho continuato a parlare e rispondere esclusivamente al femminile per tutto il ricovero – senza imporsi e senza astio, sembra essere un buon metodo per farsi riconoscere e accettare.
Almeno con me ha funzionato.