Questione di “fede”

Dopo un breve periodo di tregua, questo mese la coperta – o, meglio, lo scontrino – è molto corta: bollette e altre scadenze riducono desideri ed evidenziano priorità che non sono esattamente quelle percepite.

Rimandato l’acquisto di farmaci prescritti, necessari ma non indispensabili e come tali non passati dal SSN, rimandate varie amenità, forse avrei potuto rinunciare anche alla terapia ormonale. Ma anche no!

Una cosa che però non mi sento più di poter rimandare, per quanto futile, riguarda la fede matrimoniale. Sia io che M. non riusciamo più a indossarla da anni: ci siamo allargate entrambe un po’ troppo.

Da tanto tempo vorrei poterla portare nuovamente. Da quando ho iniziato a perdere peso ogni tanto provo a rimetterla, per poi sfilarla poco dopo, appena prima che si gonfi troppo il dito e di non riuscire più a toglierla.
Oggi ne ho parlato a M.

“So che le spese sono sempre troppe ma – le spiego – mi piacerebbe riuscire a rimetterla, mi piacerebbe farle allargare”.
“Anche io vorrei poterla rimettere!”.

M. ti amo! Sarà solo un simbolo ma evidentemente anche a lei interessa: anche lei mi ama!

Ora devo solo risparmiare un po’ di più e trovare una bottega orafa onesta che ce le sistemi. Prese in Irlanda nel nostro primo viaggio di coppia, hanno più di vent’anni e le abbiamo già riciclate per il matrimonio, perché quelle erano le nostre promesse.

Claddagh ringCi terrei proprio a indossarla quando ci sarà il nuovo atto del nostro rapporto di coppia, anche se, ovviamente, preferirei mantenere il matrimonio invece di passare all’unione civile… ma questa è un’altra storia.

Matita agli occhi

Stamattina devo andare al lavoro. Mi guardo allo specchio, guardo l’ora e decido: “Dài, c’è tempo per un filo di matita”.

Passo e ripasso solo la palpebra superiore, rima interna, calcando un po’ verso l’esterno. Matita blu, come i miei occhi.

Mi guardo allo specchio: mi piaccio. Tanto!
Vanità delle vanità.
Ma ogni tanto ci vuole, no?!

Non sarò più donna solo per un filo di trucco ma mi piaccio: questo è l’importante. Non lo faccio per il mondo, lo faccio per me!
E mi piace piacermi. 😉

A proposito, sono ancora una frana con il trucco: si accettano consigli ma non indirizzatemi ai tutorial youtube: io sono una boomer, una top boomer 😜 – avete visto in che data inizia il blog?

Coccole?

Il pargolo stasera dorme ancora fuori… Manco a dirlo, serata prosecco con quel che avanza del Select per un mini spritz al primo giro.

Finito l’aperitivo M. mi si siede a fianco e inizia a punzecchiarmi, fastidiosamente, col dito, come fa spesso con nostro figlio – e, soprattutto, viceversa.

Le chiedo “ti manca tuo figlio?”. Mi bacia e poco dopo inizia ad accarezzarmi la schiena con le dita – quelli che lei chiama “grattini”.

È molto piacevole ma mi irrigidisco: sono confusa, molto confusa!

L’ultima volta che siamo state da sole, dopo uno spritz si sentiva troppo ubriaca e stanca solo per parlare… e ora, dopo esserci scolate una bottiglia di prosecco prima di cena, con una manciata di patatine, queste coccole cosa significano?

Cosa vuole? Dove vuole arrivare? È lei che vuole o è l’alcool? Perché io muoio dalla voglia di fare all’amore con lei. Ma mi detto più volte che con una donna non le va proprio – anche di peggio – e io sono una donna, lei lo sa da tanti anni, ma ne ha preso piena coscienza solo quando ho iniziato il percorso clinico.

Quindi: lo vuole davvero? Sempre che lo voglia e non stia solo scherzando, allegra e dispettosa. Mi ripeto: sono confusa.

Dovremmo parlare? Ne avrei bisogno, davvero! Ma poi? Quando recentemente le ho spiegato il mio disagio per sentirmi meno importante della sua amica mi ha accusata di farla sentire in colpa. Ho paura di farlo, resto in ascolto, in attesa

Gli equilibri di coppia ultimamente sono alquanto instabili o almeno così li percepisco io e ho molta paura a muovermi, dire, chiedere. Non sono ancora pronta a rinunciare, volontariamente, a lei – per quanto l’abbia più volte invitata a rifarsi una vita. Preferirei rinunciare a me, ma ora che ho trovato il mio equilibrio potrei tornare indietro?

Lei, più volte, nelle mie crisi, mi ha detto che non posso tornare indietro. Ogni volta mi sono arrabbiata, perché io, solo io, posso decidere in che verso dirigere la mia transizione, la mia vita, il mio essere. Ma a questo punto la mia anima maschile è stata digerita, metabolizzata, risequenziata. Non posso neanche pensare di morire in un corpo maschile, figurarsi viverci. No, non posso tornare indietro!

Non ho la possibilità di emanciparmi. A ben vedere non abbiamo, entrambe, al momento, un reddito sufficiente per farlo. Mi piace pensare che stiamo ancora insieme per amore o, almeno, per affetto. Ma a volte è difficile amarla: è difficile amare un amore che non puoi amare come vorresti!

Riassunto: non potevo nascere cisgender* e, magari, pure eterosessuale? 🤔


* Cisgender, in contrapposizione a transgender, identifica una persona la cui identità di genere coincide con il sesso assegnato alla nascita.

Di coming out sarete stufə… ma figuratevi me!

Oggi dovrei, vorrei essere a Milano a manifestare con lə compagnə di Non Una Di Meno – Milano per lo sciopero globale transfemminista.

Del mio ritorno all’attivismo politico – dopo aver detto mille volte “basta con la politica” – credo di non avervene parlato qui, per lo più perché non fa parte del mio percorso di transizione. Però mi sento di dire che sia con NUDM che con Rete Donne Transfemminista di ARCIGAY mi sono sentita rinascere come parte di una comunità, la mia comunità e non la comunità trans* – a cui comunque appartengo – ma la mia comunità in cui sono accolta come donna. Punto.

Non sono potuta andare a Milano perché i miei acciacchi si fanno sentire più del solito, in questi giorni, e allo sciopero ha aderito il comparto trasporti e rischio di non riuscire a rientrare nei miei tempi.

Non manifesto ma posso approfittare per l’ennesimo coming out. Mi mancavano le mie due prime cugine: le figlie delle due sorelle di mia madre.

Con una ero riuscita a parlare settimana scorsa, con la seconda non eravamo ancora riuscite a incrociarci, fra una telefonata e l’altra, nei momenti sbagliati.

Il ritardo mi è costato un outing: forse non sono stata abbastanza esplicita con la prima cugina, che avrei preferito dirlo personalmente anche alla seconda…

Questo non ha impedito di passare 85 (ottantacinque!) minuti al telefono a parlare, raccontare, rispondere, spiegare…

Certo avrei preferito, come al solito, dirglielo di persona, magari in un unico incontro, ma sono anni che non riusciamo a organizzare e con l’udienza in tribunale che si avvicina non potevo più aspettare.

Tutte e due l’hanno presa bene, mi hanno accolta e sono felici che ora anch’io lo sia, comprendendo quanto possa essere stato – e sia – difficile per me.

E ora, finalmente: tre sorelle, tre figlie, tre cugine! Non è perfetto?!

Mancano ancora pochissime persone con cui ci tengo a fare coming out: due coppie e un singolo. Anche loro, purtroppo, non vedo da tempo, nonostante gli sia molto affezionata. (Che sono orsa ve l’ho mai detto?)

Buon anno!

Strano capodanno questo. Senza festeggiamenti, intimo, ristretto, coatto, e sicuramente più volto a festeggiare la fine di un anno per lo più da dimenticare che un nuovo inizio.

Stamattina mi sveglio e mi alzo relativamente presto. Torno a letto, anche se non riesco più a dormire mi riposo e spero in qualche coccola.

Anche M. si alza due volte e per due volte torna a letto. La prima si riaddormenta subito, alla seconda mi rigiro, mi saluta, ci baciamo.

Segue qualche leggera carezza che si lascia fare. Una volta mi bastava sfiorare la sua pelle nuda per sentire scorrere una forte energia, un grande piacere, benessere totale. Ora non ho sentito alcuna reazione, né della sua pelle né alcun fremito verso di me.

Le ho detto “ti amo, tanto!” — “Lo so.” — “E tu mi ami ancora, almeno un pochino?” — “Sì”, risponde, ma ben poco convinta.

Ci abbracciamo. Le tengo la mano e le cingo la vita. La bacio e appoggio la mia fronte sulla sua. Le rubo qualche istante di coccole. Non posso esagerare, sento che è già una concessione.

Non vuole più essere toccata da me. Sono triste ma devo accettarlo, è difficile per quanto la amo, per quanto ne sono ancora attratta: per me non è cambiato niente per lei, invece, è cambiato tutto. Mi bacia ancora, a volte li cerca lei, a volte frettolosamente a volte molto teneramente. Ma oltre non si va. Da tempo mi sembra che il nostro rapporto si stia raffreddando, dopo un lungo periodo di riavvicinamento.

Dopo tanti anni, fra alti e bassi, di complicità, supporto e sopportazione della mia lenta e lunga transizione – di cui lei sa da sempre – pensavo potesse continuare ad amare la persona che sono. Invece ora vede solo la donna che sono e questo la tiene lontana.

Non riesco a capire se sia una questione di non volermi amare o di non potermi amare. Cioè non so se sia più una sua scelta conscia – più o meno personale o indotta – piuttosto che una rifiuto inconscio verso un rapporto saffico.

Di sicuro è attratta dagli uomini – da fisici atletici, muscolosi, che io mai ho avuto – ma certamente non è omofoba. L’amore non è solo fisico e in tutti questi anni il sesso fra noi due, di fatto, è stato anche lesbico. Certo non posso chiederle di cambiare né di forzarsi, però tutto è cambiato quando il nostro segreto è diventato pubblico.

Certo, il percorso clinico mi ha cambiata – positivamente – sia psicologicamente che fisicamente e ormai non c’è più niente di maschile in me, salvo un’ormai inutile – e fastidiosa – appendice… e la ricrescita della barba. 😞

Sono cambiata, certo, ma la mia mente, le mie mani, la mia bocca, sono sempre le stesse. Il mio amore non è cambiato, forse solo cresciuto. Mi ha anche detto, in più di un’occasione, che io sono sempre stata donna. Ed è così: non lo sono diventata, mi sono solo scoperta, riconosciuta, dichiarata.

Per un po’ mi sono anche illusa – in particolare all’inizio – che potessi piacerle anche da donna… evidentemente mi sbagliavo.
Ma non posso che rispettare la sua volontà anche se è dolorosa da accettare.

Il proposito per l’anno nuovo? Vivere da donna al 100%.
donna 100%
… e coltivare, se non il suo amore, almeno il suo affetto e la sua amicizia.