L’aveva già accennato durante l’ultimo appuntamento e oggi il terapeuta l’ha ribadito, ovviamente in forma interrogativa: “Non crede che dovrebbe fare nuove amicizie, particolarmente femminili, non necessariamente per una relazione affettiva… Non le farebbe piacere?”.
Il “non necessariamente” è stranamente coinciso con un mio sguardo languido – almeno nel mio immaginario – mentre, ascoltandolo, pensavo a M.
Sì, certo che avrei bisogno di nuove amicizie, di coltivare meglio le poche che ho. E, sì, di amiche, decisamente più di amiche che di amici. E non per una questione di sesso ma solo per affinità e, in parte, necessità, per quanto banali e vane.
Ad esempio: non so truccarmi se non un po’ di mascara, messo alla meglio. Oppure qualcuna che mi rassicuri che il dolore al seno è normale, quando si sviluppano le ghiandole – questo poteva dirmelo anche l’endocrinologo, lo so, ma è un lui, e forse non lo sa.
Insomma sono una donna, ma mi manca la parte iniziale.
Il problema è che sono un’orsa, montanara, solitaria… e soprattutto imbranata e timida. Chi mi conosce sa bene che praticamente per tutte le mie relazioni sentimentali ho atteso di essere sedotta – tecnicamente “sedotto”, visto che indossavo i panni maschili, per quanto il ruolo preveda il contrario – salvo un paio di due di picche e con M., ma con lei l’attrazione reciproca era così forte ed evidente che non c’era alcuna necessita di parlare: semplicemente le nostre labbra si sono trovate incollate e BAM!
Non parlatemi di app e agenzie, per favore! La frequentazione di locali non è molto fattibile, sia per le economie che per tutela del mio fegato – mi conosco! – e, grazie agli antidolorifici, ho una mobilità serale e notturna praticamente nulla.
Ma lo psicologo ha ragione: ho bisogno di amicizie, di uscire, di svagarmi, di conoscere e forse, un giorno, di innamorarmi ancora. Un giorno lontano, se mai capiterà, ché ora il mio cuore è già impegnato.
—
Posso solo aggiungere che lo psicologo si è congratulato con me per come ho affrontato le mie recenti crisi di identità, comprendendo di essere stata uomo – per così tanto tempo! – e accettandolo come parte del mio passato e di conviverci: non posso né voglio negarlo.