Ancora sei mesi?!

Oggi dovrebbe essere un giorno di festa. Per me, per mia moglie e per nostra figlio, che non è ancora tornato dalla festa per i suoi 18 anni.

Torno a casa dal lavoro, un po’ stanca, visto che mi sono svegliata alle sette, prima della sveglia per urgenza “bagno”.

Tutto bene e felice di essere a casa: domani sono di riposo e, forse riuscirò a dormire un po’ di più.

Poi parlando del lavoro e delle possibilità dello scambio turno con il collega ho detto a M. che, ben accettando il consiglio che ho avuto dallo sportello dell’Ascolto Attivo Arcobaleno di aspettare almeno i quarantacinque giorni del periodo di prova, e quindi di rimandare il prossimo accesso con la psichiatra del Niguarda.

Risposta: “Eh, ma non puoi aspettare il rinnovo del contratto?”.
Sei mesi. Centottanta giorni.

Lo so che ho aspettato quarant’anni per capire chi fossi, e altri quindici per arrivare fin qui. Quante volte ho spiegato che la mia evoluzione segue una curva esponenziale? Inutilmente, direi:
— Sono stanca di vivere in povertà!
— E io no? Non pensi che mi senta una merda per non essere riuscita a trovare un lavoro in quattro anni? Che non possa permettermi di comprare alcune medicine? Non pensi che mi senta in colpa, nei vostri confronti, per quello che sono?
— Ma sono (solo) sei mesi!
— Faccio già fatica ad aspettare quarantacinque giorni. Ma capisco di essere “io” il problema. Me ne devo andare? Non posso, ora. Ma tengo la macchina, se ne recuperi un’altra, e vado a dormirci dentro, se sono un problema me ne vado.
[silenzio]
— Lo so che stai cercando di evitare che succeda, ne sono sicura da quando non ho potuto dirlo ai tuoi, anche se era organizzato apposta. Ma non è una mia scelta: se potessi scegliere cancellerei tutto e tornerei a vivere da uomo.
[silenzio]

***

Tornate a casa, dopo aver ripulito la casa della festa, nuova litigata, con il figliolo presente, anche se nella sua camera, accanto, da dove ha sentito tutto.

Io speravo in una torta e un bicchiere di spumante, per festeggiare. Scusami F.
Ok, domani, forse, dormo.
Domani è un altro giorno, si vedrà (cit.)