Niguarda: l’ecografia

Altra levataccia per raggiungere il Niguarda di prima mattina. Ecografia addominale. Sono so esattamente a cosa serva ma in uno screening generale (una volta lo chiamavamo check-up, prima ancora controllo generale…) ci sta.* Il buffo è che più tardi il mio collega – ero in turno congiunto nel pomeriggio con il mio coordinatore – ha associato “ecografia” a “controllo del nascituro”… e ho risposto “cresce bene!”. 😉
Tutto bene, mi dice la dottoressa: quello che c’era dagli esami precedenti è stabile. Sollievo!
Forse perché a Milano, forse in quell’ospedale, forse perché sapevano da che reparto arrivavo, ma il presentarmi al femminile – al di là del nome, che sui documenti rimane – spogliandomi al reggiseno, senza neanche veder vibrare un sopracciglio mi fa sentire accettata.
Riconsegnata la cartella clinica – ero ancora, ufficialmente, in day hospital – ho scoperto che per sapere cosa succederà alla prossima puntata devo farmi fare un’altra prescrizione dal mio medico per una nuova visita. Cosa che avrebbe dovuto fare lo specialista, ma tant’è. Spero.
Nel frattempo riesco a rimandare di due settimane la strizzacervelli, il che mi permette di superare il periodo di prova e organizzarmi con il collega per il cambio dei turni.

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* Dopo aver letto “La ragazza danese” (David Ebershoff, The danish girl) quando faccio quegli esami un po’ spero mi trovino tracce di ovaie e/o di cromosomi che sostengano razionalmente il mio essere.