Sono una donna

È vero che stavo cercando fra le mutande femminili al mercato ma mi hanno chiamata “signora”, ancora, in tre differenti banchetti.

L’hanno fatto anche per strada, mentre entravo in ospedale, per chiedere un’informazione.

All’inizio della visita mi sono dichiarata e finalmente parlo di me al femminile anche come paziente, e così sarà per tutti gli specialisti che mi seguono, non solo al Niguarda e dal mio dottore!

Era una dottoressa giovane – purtroppo i medici cambiano quasi ogni volta e l’ho vista per la prima volta – ma indovinate un po’: non l’ho per niente sconvolta, anzi, ha capito e ha segnato il dato in cartella, chiedendomi il permesso, perché dovranno considerare la TOS per le loro indicazioni riguardo il mio – ahem! – sovrappeso… e la conseguente ridistribuzione della ciccia.

Io comunque una donna lo sono, lo sono già, e lo capiscono tutti… almeno finché non mi vedono in faccia 😱.

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Essendo vanesia ho approfittato di qualche minuto di tempo libero – salvo poi ricordarmi che, invece, sarei dovuta andare dal dottore per le medicine – per un ritocco ai capelli.

Ma anche se mi piace il risultato non sono solo vanesia: li vedevo un po’ lunghi e il lavoro mi serve. Accorciati il giusto, allo specchio mi sono piaciuta.

Mi è piaciuto meno il fatto che ormai mi riconoscono come donna – non è questo il problema, ovviamente – e mi hanno fatta pagare, come tale, più del taglio da “uomo”… e senza ricevuta, questa volta… distrazione? (Anche mia!)