Mulini di Piero

Mi sono svegliata mentre ero abbracciata a M. e ci accarezzavamo. Maledetta sveglia: era solo un sogno! Ma la sveglia era puntata per un buon motivo.

Mulini di PieroOggi gita ai Mulini di Piero. La Val Veddasca è uno dei posti che amo particolarmente, da sempre, come tutto il Luinese e la Valcuvia. Legami forti, di sangue, di affetto, radici.

C’è tutta la famiglia: ieri sera è arrivato anche T. per festeggiare il mio compleanno. Ci siamo stati tutti molte volte tutti insieme. La prima volta F. non aveva ancora un anno.

Mulini di PieroÈ un posto tranquillo, sereno, dove spesso si possono coccolare le capre, libere al pascolo, e con una bellissima pozza nel torrente Giona dove rinfrescarsi.

Condivide con noi il luogo, molto ampio e accogliente, oltre a qualche escursionista di passaggio, un’altra famiglia: padre, figlie piccoline e nonna. Al loro arrivo si scusano per la curiosità dei loro cani e scambiamo qualche parola.

Non sapevo come comportarmi, riguardo il costume da bagno, con i miei figli, con F. in particolare, e inizialmente ho tolto la maglietta rimanendo in reggiseno, uno semplice, in microfibra. Poi non ho resistito, la pozza gelida mi chiamava: sono fatta così, sapete, sono un’orsa, nordica, a certi richiami non resisto! Qualche dubbio, poi mi infilo il pezzo sopra del costume – lo stesso dell’anno scorso, prestato da M. – e mi puccio.

Nessuna reazione dai figli, che nel frattempo si erano persi fra bosco e torrente per costruire omini di pietra e altri giochi di “sopravvivenza”, ma ormai sono abituati a vedermi in reggiseno, in casa.

Dopo il bagno – molto rinfrescante! – mi infilo la maglietta, il tempo è nuvoloso, minaccia temporale. Mangiamo e passiamo al relax: lettura per noi vecchiette, avventura per i giovani.

Poco dopo arriva la “nonna” per chiedermi: “Signora, mi scusi, avete per caso coltello? Le bambine vorrebbero la frutta ma non abbiamo niente per tagliarla”. Può una montanara come me andare per boschi senza una buona lama? Glielo presto, raccomandandole attenzione per l’affilatura e per il blocco lama.

Quando torna per restituirlo, il sole era tornato a splendere e io ero di nuovo in due pezzi. Mi rende il coltello, ringraziandomi gentilmente e scusandosi di non essere riuscita a chiuderlo – gliel’avevo detto! –, senza alcun segno di imbarazzo per il mio décolleté. Forse mi faccio più paranoie del dovuto. E mi sento finalmente libera di vivere il mio corpo.

Anche se poi F., al rientro – un po’ affrettato, perché il temporale previsto alla fine è arrivato – è stato piuttosto burbero e chiuso per tutto il resto della giornata, oggi sono stata molto felice, per la gita, per il posto – magico: quelle zone mi “ricaricano” – e per l’essere riconosciuta come donna, anche senza mascherina.

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Crolla tutto al supermercato, al banco fresco: “Cosa desidera signore?”, e avevo pure la mascherina. Perché “signore”? Perché oggi? Perché?!