Spero di non essere l’unica, in questo mondo, ad avere una serie quasi completamente positiva di coming out.
Sono più di quindici anni che li faccio: i primi due con mia moglie – che ancora mi è vicina, con tanto affetto e amore, anche se in modi differenti – e con il mio migliore amico – che da inizialmente perplesso, poi accettante, da quando ho iniziato il percorso clinico mi ha man mano rifiutata per averlo privato del suo “amico”.
Dopo tanti anni, e soprattutto dopo aver iniziato il percorso clinico e poi la TOS, mi sono dichiarata con gli amici, più recentemente con il mio collega, con l’ufficio della pubblica amministrazione dove lavoro in appalto, con la mia azienda, persino con (pseudo)colleghe di uffici adiacenti al mio – definite, direi erroneamente, “bigotte” da alcunə – e, fin qui mi sono sentita sempre accolta o quanto meno accettata.
In questi giorni sono felice e mi ritengo molto fortunata: sono nata e cresciuta in un’epoca in cui “i” transessuali (allora si parlava solo di MtF e mai in modo gentile) erano associati univocamente alla prostituzione, ora mi sembra di sfondare una serie di porte aperte e per questo non posso che ringraziare tutte le persone transgender e non-binary che negli ultimi cinquant’anni (praticamente gli anni della mia esistenza) hanno sofferto, sputato sangue e denti per le botte, sopportato umiliazioni e continuato a lottare e manifestare, per i nostri diritti.
Molte di queste persone sono state uccise, per lo più brutalmente. Ed è per questo che oggi, 20 novembre, si celebra il #TDoR, Transgender Day of Remembrance, il ricordo per tutte le persone trans* che sono morte per il riconoscimento del loro e del nostro diritto di esistere.
Elencarlə tuttə sarebbe impossibile, qui.
Grazie a tuttu!!! 🙏