Io non voglio, io sono!

Anche stamattina mi sono svegliata prestissimo. Da tempo dormo poco fra il non lavoro (e la cronica mancanza dei soldi, anche per la spesa ormai) e altre varie preoccupazioni. Da sabato scorso, il 25 maggio, dormo ancora meno: ho litigato ancora con M., riguardo nostro figlio tanto per cambiare.
Lei mi ha rimproverata, infastidita, di continuare a ripetere sempre le stesse cose. Io le ho risposto che sono stufa di dover ripetere sempre le stesse cose, visto che non cambia mai niente.
[Rileggendo non posso che notare che siamo arrivate ai “sempre” e ai “mai”] 😢

Il giorno dopo mi ha chiesto, sorpresa, se (come mai) fossi ancora arrabbiata e io le ho risposto stizzita: “È finita! Ho bisogno di rispetto e non ne avete: senza rispetto non si può continuare! Se parlo vi do fastidio e quindi non parlo più. Basta!”.

Questo non vuol dire che non ci parliamo più e mi sono pentita subito di aver detto quelle parole. Ma qualcosa si è spento.
Certo, lo so, già in passato ho indossato un’armatura per proteggermi e nascondere l’amore… alla fine non funziona e nel mentre fa comunque male.

Ho passato questi giorni (e queste notti) a guardarmi dentro, stordendomi con overdose di lezioni online di inglese, francese e tedesco per cercare di distrarmi. (Beh, magari, almeno, serve per cercare lavoro 😉).

Vale la pena perdere l’amore di M.? Posso sopportarlo per il capriccio di essere donna? Sono così egoista?

Mi sono anche chiesta se la ribellione di mio figlio, il suo totale disastro scolastico, oltre e più che all’adolescenza non dipendano da me: non ho fatto coming out ma non sono molto trasparente ed invisibile, come donna.

Soffro all’idea di perdere la mia famiglia, mia moglie, i miei figli. Sono giorni, e notti, che cerco una soluzione, LA soluzione… ma negarmi è una soluzione?

Non posso che confermare quello che ho detto alla psicologa lo scorso 9 maggio: non posso tornare indietro.

Io non voglio diventare donna: io sono una donna.
Una maledetta donna.

Essere transessuale non è (più) una patologia mentale

Finalmente è stato approvato l’ICD-11. Entrerà in vigore nel 2022… (così tardi?!)

Essere transessuale non è più una patologia mentale per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Durante la 72° Assemblea Mondiale della Sanità (WHA), in corso dal 20-28 maggio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ufficialmente adottato l’undicesima revisione della classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari connessi (ICD-11), che entrerà in vigore il 1° gennaio 2022.

Cfr. http://www.gaypost.it/lassemblea-oms-rimuove-ufficialmente-la-transessualita-tra-i-disturbi-mentali

Terzo incontro psicologico

Oggi c’è stato il terzo e ultimo incontro di valutazione.
La buona notizia è che non sarà l’“ultimo” e il percorso continua: previste altre otto sedute, ogni due settimane. Grazie per avermi accettata!

Com’è andata? Così così! Ho raccontato di come mi sono sentita dopo l’ultimo incontro (male!!!), di com’è stato parlarne con M., delle sue reazioni e di come abbia continuato a soffrire per qualche giorno, e di come mi abbia sollevata l’Inclusive Mindset del 13 maggio scorso.

Secondo la psicologa, per M. si tratta di “negazione”: non rifiuta, non mi rifiuta, solo non crede (non accetta) che io possa portare a termine la transizione e quindi per lei è inutile porsi il problema. Lo stesso commento che viene dal gruppo AMA della scorsa domenica*. E un po’ il dubbio mi era già venuto 😞.

Ma andiamo avanti, e M. è invitata a partecipare al secondo appuntamento. Verrà? Io ci conto!

***

Avevo già detto che la psicologa che mi segue non mi sembrava esperta della mia situazione… ma quando ho dovuto spiegarle la sigla LGBT (e mi sono fermata alla T!)… 😱
Però segna e impara e le sono grata per il suo aiuto… anche se oggi si è rivolta a me quasi sempre al maschile 😢.

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[* non ho scritto del gruppo AMA di domenica: è stato bello e positivo come al solito, niente di particolare da segnalare… se non la presenza in collegamento streaming di Yvan. E avete già ascoltato l’intervista de L’Altro Martedì a Yvan di martedì scorso, vero?!]

L’Altro Martedì intervista Yvan sul gruppo AMA e il Pride di Varese

Eleonora Dall’Ovo intervista Yvan Molinari sul gruppo AMA di Varese (a cui partecipo anch’io) e sul Varese Pride del prossimo 15 giugno, per l’Altro Martedì, la trasmissione a tematica omosessuale e transgender di Radio Popolare.

Mi sono emozionata, sono felicissima. Grazie Yvan, grazie Eleonora!

L’intervista inizia al minuto 11’09″… ma ascoltare tutta la trasmissione, regolarmente, fa molto bene alla salute!

Se non funziona il file incluso nell’articolo, il podcast lo trovate in https://pod.radiopopolare.it/altromarte_21_05_2019.mp3.

 

Inclusive Mindset Job Day

Oggi sono stata all’Inclusive Mindset Job Day di Milano.Inclusive MindSet

Per la prima volta mi sono presentata come Chiara nel mondo reale, nel mondo del lavoro. Senza imbarazzo (quasi) da entrambi i lati, salvo quando ho dovuto firmare la liberatoria privacy, avvisando che non posso (ancora) firmare come vorrei, non un documento legale. È stato eccezionale essere me stessa: un altro mondo è possibile.

Ho scoperto anche che esiste “Parks – Liberi e Uguali”, un’associazione di datori di lavoro impegnati a valorizzare la diversità LGBT nelle proprie aziende (facebook.com/parksliberieuguali – www.parksdiversity.eu).

E sono andata nel bagno delle donne: nessuna mi ha detto niente né mi hanno guardata male. Grazie mondo, quando giri nel verso giusto!

Le paure mordono dentro

Anche oggi sto male e sono scoppiata in lacrime mentre parlavo con M., del mio amore per lei, delle mie paure, che ho paura di perderla ma che piuttosto che arrivi a non sopportarmi od odiarmi preferirei vederla felice con un altro, anche subito, finché è giovane, poi potrebbe essere troppo tardi.

Lei mi ha promesso che non mi odierà, che non mi porterà rancore, comunque vada. Ora vuole stare con me, mi ama, ma non può sapere come andrà finché non sarà. Ma non mi odierà. Spero!

Le ho detto che credo anche lei sia in sofferenza per la situazione, che anche lei stia vivendo un’esistenza sdoppiata – fra pubblico e privato, fra noi e nostro figlio – e che la psicologa consiglia a lei di valutare un aiuto psicologico e a noi una terapia di coppia. Quest’ultima l’ha decisamente esclusa. Le ho chiesto se accetterebbe di partecipare a una seduta con la psicologa insieme a me: ci penserà!

Non piango più ma la disforia rimane. Le paure mordono dentro.

Secondo incontro psicologico

Oggi mi ha fatta piangere. Ho sofferto e sono stata male tutto il giorno. E la notte. Ma credo ci volesse. Analizzare il rapporto con mia moglie, la mia compagna da quasi 20 anni, che amo moltissimo, e quello che ne sarà dopo la transizione, il rischio di perderla, che mi possa odiare. Lei non è lesbica, a lei piacciono gli uomini, si è innamorata di un uomo e io, ora, sono una donna… (quasi!).

Io non posso tornare indietro. Posso solo essere donna, o non essere.

Primo incontro psicologico

La dottoressa mi piace (sì è anche una bella donna, ma intendo “professionalmente”!!!) e appena si è accorta che parlo di me al femminile (1-2 minuti, forse meno) mi ha chiesto conferma, si è scusata e si è adeguata.

C’è stata una piccola discussione sull’interpretazione di Identità di genere e l’essere Transessuale/Transgender
Però non credo sia specializzata sull’argomento. E io forse sono un po’ complicata come primo caso, o almeno credo, essendo Transgender e Lesbica che ama e vive con una donna etero e due figli.

È il primo incontro, ce ne saranno almeno altri due, e quindi c’è tempo per conoscerci o, meglio, perché lei mi conosca meglio. Prossimo appuntamento al 9 maggio (W l’Europa!).

Già che ci sono, cito un brano da Sconvolti che uso sempre per chiarire e chiarirmi le idee a proposito. Non sono d’accordo sulla distinzione così netta (troppo medicale?) fra Transgender e Disforia di genere o Transessualità, anche perché io mi sento a metà strada.

«Quando si parla di identità sessuale bisogna tenere presente che è costituita da quattro distinte componenti: il sesso biologico, l’identità di genere, il ruolo di genere e l’orientamento sessuale.
Per sesso biologico s’intende l’appartenenza biologica al sesso maschile o femminile che è determinata dai cromosomi sessuali.
Il ruolo di genere invece rappresenta ciò che una persona dice o fa per indicare a sé e agli altri il suo grado di mascolinità o femminilità, ed è quindi l’espressione esteriore dell’identità di genere (…).
L’orientamento sessuale significa rivolgere le relazioni sessuali-affettive e non è vincolato all’identità di genere.
L’identità di genere indica il persistente senso di sé come maschio o come femmina, è la percezione della proprio femminilità o mascolinità, e sembra essere una caratteristica stabile della personalità, (…) rappresenta chi siamo, si riferisce al rapporto con se stessi.
(…)
Le identità di genere e le espressioni ad esse collegate sono molteplici: gender non conforming, transgender, transessuale. In generale si usa l’espressione “non conformità di genere” per riferirsi a tutte le persone che vivono un’identità di genere o un ruolo di genere la cui espressione risulta diversa rispetto a quanto atteso delle norme e aspettative sociali e culturali. Ad esempio vivere aderendo ai codici del genere opposto rispetto a quello assegnato alla nascita, ossia assumendone completamente o in parte comportamenti, l’abbigliamento e il ruolo sociale.
La persona transgender presenta invece un’identità di genere non in linea con il sesso sviluppato alla nascita, ed esprime quindi un ruolo di genere non congruente rispetto al ruolo di genere tradizionalmente legato al sesso biologico.
Si parla di disforia di genere o transessualismo quando esiste una discrepanza tra il sesso biologico della persona e l’identità di genere a cui la persona sente di appartenere. Questa situazione genera un malessere molto profondo, acuito dal peso della discriminazione sociale. Di fronte a questo sentire, spesso la persona prova da subito il bisogno di iniziare un percorso psicologico e per alcuni diviene fondamentale intraprendere anche un percorso medico-legale che converte aspetto esteriore e dati anagrafici al genere sessuale sentito come proprio.»

Chiara Dalle Luche, Gender non conforming – Transgender – Transessuale,
in Sconvolti, con Roberta Rosin, ed. Alpes Italia, Roma 2017, pp. 13-15.

Prima visita (psichiatrica)

Prima visita, psichiatrica, per l’accesso all’assistenza psicologica. Non era per niente esperto di transizione e disforia di genere ma è stato attento, gentile e, al contrario dell’infermiera (per altro anche più gentile), si rivolgeva a me al femminile.

Pare che non sia “matta” (sono stata brava, eh! 😉) e posso usufruire del servizio psicologico del CPS, tramite SSN.

In attesa della prima seduta!