Cardiologia

Dopo una veloce corsa per restituire il saturimetro a Varese e salutare l’infermiera, che mi chiede aggiornamenti, via di corsa a Cittiglio: due ospedali in un giorno. Olè!

Ma già ieri la dottoressa chiedendomi di andare in pronto soccorso mi ha – si fa per dire – rassicurata: “tanto lei il COVID l’ha già fatto”. Mai diagnosticato ma è una spiegazione più che logica per il deterioramento dei miei polmoni.

Oggi ho finalmente la visita di controllo cardiologica che avrei dovuto avere lo scorso marzo, intendo quello dello scorso anno!

Vengo ovviamente chiamata come “Signor”, con lo stupore generale quando mi alzo. 😢

Entro, porgo la documentazione al dottore inizio a spogliarmi, parlando – ovviamente – al femminile.

Rimango col reggiseno e mi sdraio sul lettino.

L’infermiera mi chiede anno di nascita e nome. Lo fanno sempre ma questa volta ha un tono decisamente interrogativo: è evidente che il nome sulle carte non è il mio.

Rispondo che “il mio nome è ***** ma che fra poco lo cambierò. Ci vorrà ancora un po’ ma a breve avrò la prima udienza in tribunale”.
“Ah! Capisco! Ha già deciso il nuovo nome?”.
“Sì: Chiara!”
“Bene, cara! Bel nome…”.

Quando mi deve sistemare gli elettrodi per l’elettrocardiogramma mi chiede molto gentilmente se può scostarmi il reggiseno. “Certo, sì!”.

È la prima volta che faccio un ECG con seno e reggiseno: precedentemente il seno era appena accennato e mi sono sempre presentata in canottiera o solo con la maglietta. Non sapevo come potesse funzionare ma immaginavo che il seno andasse scoperto, almeno parzialmente.

Quando mi saluta lo fa calorosamente e mi augura “in bocca al lupo per il percorso!”. La ringrazio di cuore.

Il dottore è stato cortese ma piuttosto freddo. Probabilmente questione di carattere: è la prima volta che lo vedo.

Ma mi domando se sia in questo caso che in pneumologia si tratti di vera accoglienza e solidarietà femminile. Credo proprio di sì!

Tutto sommato, sotto un certo punto di vista, sto rinunciando al mio privilegio di maschio per entrare e vivere nel mondo femminile. Alla faccia di chi ritiene, le donne come me, uno strumento ingannevole del patriarcato.

Grazie per l’affetto dimostrato: ne ho proprio bisogno!